2 gennaio 2017

Attilio Bertolucci – Infanzia

Giacomo Ceruti, il Pitocchetto - Natura morta

Attilio Bertolucci – Infanzia

ogni azzurri
Ricamati
Salve
Ave
Felice notte
Bottiglie di grosso vetro
Con sù un bicchiere
Un rosario
Di nocciole giganti
E il buio
Sin che m’addormento.
La mattina è domenica;
La nebbia sui campi,
La chiesa è lontana
E non s’odon campane.
La notte è stata piuttosto aspra
E dei fantasmi bianchi
L’hanno disturbata
Con voglie di ciliege,
Di bottiglie di vino
Rosso, che spumasse.
Il fuoco è acceso
Nella camera già da un po’
E chiacchiera, come un vecchio solitario
Che ricorda la gioventù,
I beati tempi, da sé solo.
Rossi si fanno i visi pel tepore
E contenti noi bimbi siamo,
Con il cuore leggero e variopinto
In una stanza, quando è inverno.
Guardiamo i muri dove son dipinte
Solitarie case, impellicciate di neve
In mezzo a pini anch’essi tutti
Bianchi di neve, presso laghi ghiacciati.
Fuma un camino,
Un cervo sta stupito
Là in fondo
Dove il bosco finisce.
In quella dolce casa
È restato un bambino, prigioniero.
S’allontana un giovane
Triste, e piange, per un sentiero
Verso la vita crudele che l’aspetta
Più crudele che la Morte.

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