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5 aprile 2017

La principessa – Enzo Montano

Loggiato delcastello Malaspina di Fosdinovo - da Wikipedia
La principessa – Enzo Montano

Ha i capelli di sole e i fianchi di luna
la principessa di Malaspina.

Dall’oliveto sterminato
della rocca di San Basilio
comincia il viaggio del cavaliere,
lo saluta l’antica campana
dondolando sull’alta torre
incartata dal sole.
Si allontanano alle sue spalle
i mille colori della nuova estate:
i papaveri e le campanule,
i fiori di malva e di camomilla.

Al castello di Malapina
la principessa che dona l’amore
ha gli occhi verdi di mare e sole.

Corre il giovane sul suo cavallo,
come pesci appesi al suo fianco
guizzano argento le lame
di spada e pugnale,
una gonfia bisaccia
di nuvole e amore ha sulla spalla.
Si ferma all’ombra del gelso bianco
e chiede la via a un palafreniere
della stazione dei quattro fiumi.

Ha le labbra di anice e rosa
la castellana di Malaspina,
dona manciate di baci e sospiri
a chi è capace di donarle un sorriso.

Quando svaniscono i lampi roventi
dei cento soli appesi al cielo,
il suo desinare è un cervo del re,
e i fichi gonfi di zucchero e sole.
Alla gola dei sette frati
un sogno dolce lo prende
e leggero come verso di madrigale
lo porta in volo sopra le stelle:
al giovane dalle gote belle
e dai riccioli bruni
svanisce la dura fatica
di sudore e polvere.

Di arancio e di menta
sono le guance della principessa
del grande castello
se aprirai il portone del grande torrione
avrai aperto anche il suo cuore.

L’aurora pennella la volta di rosa
e nell’aria di viole e di mirto
pavimenta la strada di sogni
cinquanta svincoli prima
della bianca vecchiaia.
Al centro della memoria
non c’è l’isola del re di Spagna
ma l’ombra del grande un castello
sopra un’isola fantastica e bella,
e il desiderio di un’altra sconfitta
di Uncino che dissolve i sogni.

Al castello di Malaspina
i baci hanno il sapore di miele e
di acacia, di nardo e di sandalo,
e per ogni bacio della bella fanciulla
un canto soave ti porta in volo
fino sopra gli astri del cielo.

Per la strada dei cinque cantoni
ritornano file di pellegrini
viandanti poeti e mercanti
con spezie profumi e stoffe pregiate
ma nessun cavaliere a cavallo.
È la casa dei cavalieri - dicon tutti -
il grande castello di Malaspina,
è la casa di quei cavalieri
che non fanno ritorno.

Ha i capelli di sole e i fianchi di luna
la principessa di Malaspina
i suoi occhi sono verdi di mare di sole,
ha le labbra di anice e rosa
e le cosce come la neve.

Dal silenzio di San Basilio
alle trombe della Lunigiana,
dieci colpi al portone pesante
sotto il grigio torrione merlato
del castello di Malaspina.
Catafratti ed opliti austeri e severi
aprono una volta sola nell’ora del vespero.

Seni di datteri e melagrana
ha la padrona di Malaspina
che aspetta ogni giorno
il suo cavaliere per la notte d’amore.

Un cavaliere ogni notte,
un cavaliere giovane e bello
innamorato e sognante
per ogni notte della principessa,
è questo l’ordine da eseguire
per le guardie accigliate.
La principessa di Malaspina
sorda ai richiami d’amore
come il sultano della
Persia lontana
beve l’amara vendetta
nei calici colmi
alla memoria di Bianca Maria.

La principessa di Malaspina
ha il cuore di pietra di marmo
e fame di morte.

I cavalieri a cento e a mille
nel grande maniero
sono vestiti di tonache nere
e se li tocchi afferri solo l’aria.
Il cavaliere di San Basilio
è in quell’esercito nero
di figure di fumo senza contorni,
non ride e non sente i profumi
né il vento sul viso,
non sente il calore del sole
non vede i colori e neanche le stelle.
Porta solo il dolore
di pugnalate nel cuore.

La triste antica campana
sulla vecchia torre campanaria
della rocca di San Basilio,
che si arrampica fino alle nuvole,
dondola un’ultima volta,
cupi rintocchi di bronzo
disperde nella contrada
per il cavaliere andato lontano.

Dal castello di Malaspina
nessun cavaliere è mai più tornato.

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