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10 dicembre 2014

La veglia – Mary Dorcey

Betsabea al bagno - Artemisia Gentileschi

La veglia – Mary Dorcey

Non è che il mondo
sia più sicuro –
le guerre devastano come sempre. I bambini
muoiono nell’indifferenza, mentre dormiamo.
Lungo le stesse strade profumate,
fra i campi di ulivi
e il mare dorato –
dove ci abbracciammo per la prima volta –
branchi di donne vanno al macello.

Non è che il cielo
ci protegga,
da perdite o tradimenti
o profezie di tempesta.
Non è che i giorni
siano più lunghi, o che le
stelle riescano a penetrare
le notti sulfuree della città.

Non è che le nostre vite
siano semplici –
le nostre opere migliori sono contrastate
la nostra lingua sfregiata –
non è che il benessere
faccia star bene,
che l’amore resista,
o che chiunque di noi
possa sfuggire al proprio destino –
queste rotaie di ferro
fissate sulle traverse corrono
in un'unica direzione.

Non sono i momenti
di epifania – le
trasfigurazioni inesplorate
di ciò che è terreno – come quando,
in un campo ghiacciato
dove ci fermammo per il primo bacio,
emerse dal bosco
cinto di neve, un branco di cervi –
improvvisamente –
le corna spinte dal vento come
cumuli di legna su un lago bianco.

Non è che il mondo
sia meglio (oltre il
filo di recinzione, anche tu
senti le grida che agitano
l’onda del silenzio).
C’è solo che tu hai
vegliato, con me, qui,
su questo marciapiede,
in attesa del cambiamento,
o della luce. E c’è che
ora dopo ora hai fissato
negli occhi la tormenta,
cercando un segno di disgelo.

Non è che il mondo
sia più sicuro
eppure, nell’oscurità, ti
addormenti al mio fianco, e quando
ti desti, la giornata inizia con
te; stupita e irrequieta,
come un primo mattino.
Fare colazione o l’amore.
Pronta al riso,
alla discussione e alla sorpresa.
Non è che il mondo
sia più sicuro. Solo questo –
c’è che amo il tuo sorriso.


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