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2 dicembre 2014

... per un'Elena.

Opera di Edson Campos

Giorgio Seferis – Elena

A Platres non ti fanno dormire gli usignoli”.
Usignolo pudico,
tu doni, nel respiro delle foglie,
la musica rugiada della selva
ai separati corpi, all’anima
di chi sa bene che non tornerà.
Cieca voce, che tenti,
nella memoria dove annotta,
passi e gesti - non oso dire baci -
e l’amaro tumulto della schiava esacerbata.
“A Platres non ti fanno dormire gli usignoli”.
Platres! Cos’è? Quest’isola chi la conosce?
Ho vissuto una vita udendo nomi
inauditi:
luoghi nuovi, follie nuove degli uomini
o degli dei.
La mia sorte che fluttua
fra la suprema spada d’un Aiace
e un’altra Salamina
m’ha trascinato a questo litorale.
La luna
è uscita come Afrodite dal mare:
ha sbiadito le stelle del Sagittario, mira al cuore
dello Scorpione, e già tramuta tutto.
Dov’è la verità?
Ero anch’io “sagittario” alla guerra:
il mio destino,
quello d’un uomo che fallì bersagli.
Usignolo poetico,
era così la notte, sulle rive di Pròteo:
t’udirono le schiave spartane, e trassero lamento:
fra loro - chi l’avrebbe detto? - Elena!
Quella cui lunga caccia demmo sullo Scamandro.
Era sugli orli del deserto. La toccai, mi parlò:
“Non è vero” gridava “non è vero.
Non andai sulla nave azzurra-prora.
Piede non posi mai sulla gagliarda Troia”.
Altocinta, col sole nei capelli,
e quel suo portamento,
ombre e sorrisi ovunque
sugli omeri sui fianchi sui ginocchi:
pelle viva, e quegli occhi
con le palpebre immense,
era là, sulla proda d’un Delta.
E a Troia? Nulla,
nulla a Troia - un fantasma.
Volontà degli dei.
E Paride si giacque con un’ombra
quasi che fosse cosa salda; e noi
ci sozzammo per Elena, dieci anni.
Sulla Grecia piombò grave travaglio.
Tanti corpi gittati
nelle fauci del mare, nelle fauci
della terra, e le anime
consegnate alle mole, come grano.
I fiumi si gonfiavano, tra la melma, di sangue
per un fluttuare di lino, una nuvola,
per uno scarto di farfalla, una piuma di cigno,
per una spoglia vuota, per un’Elena.
E mio fratello?
Usignolo usignolo usignolo,
che cos’è dio? cosa non-dio? che cosa
tra l’uno e l’altro?

“A Platres non ti fanno dormire gli usignoli”.
Flebile uccello,
a Cipro baciata dal mare
che m’evoca - è la mia sorte - la patria
sono approdato solo, con questa bella favola,
se è vero ch’è una favola, se è vero
che l’uomo più non troverà
l’inganno antico degli dei;
se è vero
che a gran distanza d’anni, un altro Teucro
un altro Aiace, o un Priamo o un’Ecuba o un anonimo
ignoto, che abbia visto
tuttavia traboccare di corpi uno Scamandro,
non abbia questa sorte nel suo fato:
di sentire arrivare messaggeri
con la nuova che tanto travaglio, tante vite
son finite nel baratro
per una spoglia vuota, per un’Elena”.

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