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29 marzo 2015

Pensieri di Diana - Cesare Pavese

Diana - Jules-Joseph Lefebvre

Pensieri di Diana - Cesare Pavese

Dentro l'acqua che scorre ormai limpida e fresca di sole,
è un piacere gettarsi: a quest'ora non viene nessuno.

Fanno rabbrividire, le scorze dei pioppi, a toccarle col corpo,
più che l'acqua scrosciante di un tuffo. Sott'acqua è ancor buio
e fa un gelo che accoppa, ma basta saltare nel sole
e si torna a guardare le cose con occhi lavati.

E' un piacere distendersi nuda sull'erba già calda
e cercare con gli occhi socchiusi le grandi colline
che sormontano i pioppi e mi vedono nuda
e nessuno di là se ne accorge. Quel vecchio in mutande
e cappello, che andava a pescare, mi ha vista tuffarmi,
ma ha creduto che fossi un ragazzo e nemmeno ha parlato.

Questa sera ritorno una donna nell'abito rosso
- non lo sanno che sono ora stesa qui nuda quegli uomini
che mi fanno i sorrisi per strada- ritorno vestita
a pigliare sorrisi. Non sanno quegli uomini
che stasera avrò fianchi più forti, nell'abito rosso,
e sarò un'altra donna. Nessuno mi vede qua giù:
e di là dalle piante ci sono sabbiatori più forti
di quegli altri che fanno sorrisi: nessuno mi vede.

Sono sciocchi gli uomini - stasera ballando con tutti
io sarò come nuda, come ora, e nessuno saprà
che poteva trovarmi qui da sola. Sarò come loro.
Solamente, gli sciocchi, vorranno abbracciarmi ben stretta,

bisbigliarmi proposte da furbi. Ma cosa mi importa
delle loro carezze? So farmi carezze da me.
Questa sera dovremmo poter stare nudi e vederci
senza fare sorrisi da furbi. Io sola sorrido
a distendermi qui dentro l'erba e nessuno lo sa.

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