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31 maggio 2015

Sii paziente verso tutto ciò - Rainer Maria Rilke

La Scuola di Atene - Raffaello Sanzio
Sii paziente verso tutto ciò - Rainer Maria Rilke

Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e...
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.

Canzone dell’amore – Pablo Neruda

Domenico Guidobono - Allegoria della primavera
Canzone dell’amore – Pablo Neruda

Ti amo, ti amo, è la canzone
e qui comincia la pazzia.

Ti amo, ti amo mio polmone,
ti amo, ti amo mia vite silvestre,
e se l’amore è come il vino:
sei tu la mia predilezione
dalle mani fino ai piedi:
sei la coppa del poi
e la bottiglia del destino.

Ti amo a dritto e a rovescio
e non ho suono né senno
per cantarti la mia canzone,
la mia canzone che non ha fine.

Nel mio violino che stona
te lo dichiara il mio violino
che t’amo, che t’amo mia viola,
mia donnina oscura e chiara,
mio cuore, mia dentatura,
mia chiarità e mio cucchiaio,
mio sale della settimana oscura,
mia luna di finestra chiara.

Francesco d’Assisi – Lucian Blaga

Cristo tra i dottori del tempio - Paolo Veronese

Francesco d’Assisi – Lucian Blaga

I cani dei conventi portano il latte in città
trainando le carriole insieme agli uomini.
Li aggioga una nuova gioia
e un ardore, forse, per una luminosa giustizia.
Per circa centomila anni il cane
niente ha fatto, oltre a latrare.
Oggi è felice di scorgere un senso per sé
sotto le stelle con cui ha litigato.

Nel bosco, ai vespri
lo indicherò ad esempio
ai somari gialli, ai buoi, e forse ai gigli
e anche ai servitori del Tuo tempio.

Quale altro insegnamento? Non ne so.
Nascondo le sopracciglia sotto il cappello.
Oh Signore, forse è tempo che mi cerchi anch’io,
io, il monaco Francesco, un bel mestiere.

Baruch Spinoza – Jorge Luis Borges

Bernardino di Betto Betti, il Pinturicchio - Disputa di Gesù coi dottori, Cappella Baglioni collegiata di Santa Maria Maggiore di Spello
Baruch Spinoza – Jorge Luis Borges

Bruma d’oro, l’Occidente illumina
La finestra. L’assiduo manoscritto
Aspetta, già carico di infinito.
Qualcuno costruisce un Dio nella penombra.
Un uomo genera un Dio. E’ un giudeo
Tristi gli occhi e citrina la pelle;
Lo porta il tempo come porta il fiume
Una foglia nell’acqua che declina.
Non importa. Il mago insiste e scolpisce
Un Dio con geometria delicata;
Dalla sua malattia, dal suo nulla,
Continua a erigere un Dio con la parola.
Il più generoso amor gli fu largito,
L’amore che non chiede di essere amato.

Dalla lampada notturna - Fernando Pessoa

Raffaello Sanzio - La Madonna di Foligno
Dalla lampada notturna - Fernando Pessoa

Dalla lampada notturna
guizza la fiamma
E alta la stanza vacilla.

Gli dei concedono
ai tranquilli credenti
che mai loro tremoli
la fiamma della vita
perturbando l'aspetto delle cose circostanti,
ma ferma e slanciata
come preziosa
e antica pietra
conservi la sua calma
Bellezza continua.

Clausola - Giorgio Caproni

Guido Cagnacci - Vanità
Clausola - Giorgio Caproni

Tanto per non finire:
la morte, già così allegra a viverla,
ora la dovrei morire?

(Non me la sento, d'ucciderla)

Il duro filamento - Mario Luzi

Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto il Pitocchetto - Ritratto di donna

Il duro filamento - Mario Luzi

«Passa sotto la nostra casa qualche volta,
volgi un pensiero al tempo ch’eravamo ancora tutti.
Ma non ti soffermare troppo a lungo».
La voce di colei che come serva fedele
chiamata si dispose alla partenza,
pianse ma preparò l’ultima cena
poi ascoltò la sentenza nuda e cruda
così come fu detta, quella voce
con un tremito appena più profondo,
appena più toccante ora che viene
di là dalla frontiera d’ombra e lacera
come può la cortina d’anni e fora
la coltre di fatica e d’abiezione,
cerca il filo del vento, vi s’affida
finché il vento la lascia a sé, s’aggira
ospite dove fu di casa, timida
e spersa in queste prime albe dell’anno.

L’ora è quell’ora cruda appena giorno
che il freddo mette a nudo la città
livida nelle sue pietre, tagliente
nei suoi spigoli e, dentro, nell’opaco
versano latte nelle tazze, tostano
pane, il bambino mezzo desto biascica
mentre appunta sul diario il nuovo giorno.

Nel grumo di calore che è più suo,
nella bolla di vita ch’è più tenera
per lei cresciuta alla pazienza in terre
povere, pie, l’ascolto, voce fievole,
tendersi a queste ancora grevi, ancora
appannate dal lungo sonno, chiedere
asilo, volersi mescolare.
Dico: abbi pace, abbi silenzio. Dico...

Udire voci trapassate insidia
il giusto, lusinga il troppo debole,
il troppo umano dell’amore. Solo
la parola all’unisono di vivi
e morti, la vivente comunione
di tempo e eternità vale a recidere
il duro filamento d’elegia.
È arduo. Tutto l’altro è troppo ottuso.

«Passa sotto la nostra casa qualche volta,
volgi un pensiero al tempo ch’eravamo ancora tutti.
Ma non ti soffermare troppo a lungo»

Junìn - Jorge Luis Borges

Sandro Botticelli - La fortezza
Junìn - Jorge Luis Borges

Sono, ma son pure l’altro, il morto,
l’altro ch’ebbe il mio stesso sangue e il nome;
sono un vago signore e sono l’uomo
che sconfisse le lance del deserto.
Torno a Junìn, senz’esservi mai stato,
nonno Borges, la tua Junìn. Mi senti,
ombra o cenere estrema, o la mia tronca
voce non giunge al tuo sonno di bronzo?
Forse tu cerchi nei miei vani occhi
la gloriosa Junìn dei tuoi soldati,
l’albero che piantasti, le trincee
e sul confine la tribù e il bottino.
T’immagino severo, e un pò triste.
Chi mi dirà chi fosti e come eri?

Sull'amore e il tempo - António Feijó

Annibale Carracci, Volta della Galleria di Palazzo Farnese - Giove e Giunone
Sull'amore e il tempo - António Feijó

Per la montagna a strapiombo
tutti e quattro in allegra compagnia
Amore, il Tempo, la mia Amata
e io salivamo un giorno.

Della mia Amata nel soave sembiante
già si scorgevano i segni di stanchezza;
Amore ci passava avanti
e il Tempo accellerava il passo.

Amore, Amore, più piano
non correr tanto, che così svelta
non può di certo camminare
la mia dolce compagna!

Subito Amore e il Tempo, d’accordo,
aprono le ali tremanti al vento...
Perché volate così in fretta?
Dove andate? – In quel mentre,

si gira Amore e risponde con amarezza:
– Abbiate pazienza, amici miei.
Ho sempre avuto quest’abitudine
di fuggire via col Tempo... Addio! Addio!

John Keats - Sposa ancora inviolata del silenzio

Violante - Tiziano Vecellio
John Keats - Sposa ancora inviolata del silenzio

Sposa ancora inviolata del silenzio,
figlia del lento tempo e della quiete,
narratrice silvana che più dolce
della rima sai favole narrare;

qual leggenda di foglie incorniciata
abita la tua forma, di immortali
o mortali, o di entrambi, in Tempe o nelle
valli di Arcadia? Quali uomini o iddii

son questi? Quali vergini restie?
Che folle caccia e lotta per fuggire?
Che flauti e tamburelli, che fiera estasi?

30 maggio 2015

Estasi del sorriso - Enzo Montano

Bruno Greco - Sorriso
Estasi del sorriso - Enzo Montano

Estasi del sorriso e rapimento dolce,
orizzonti dorati nella profondità dello sguardo,
e totalità del rapimento nel riso di cristallo.
Amore nella sua essenza pura,
e tutta la dolcezza di preludio e compimento.
Infinità degli orizzonti nei sussurri;
amore ancora amore e poi amore e amore ancora,
nessun dubbio nella determinazione del donarsi.
Amore nella progressione fonica del suo nome.

Paperino - Enzo Montano


Paperino - Enzo Montano

Tutte le ragioni per dichiarare la guerra
A zio Paperone ai bassotti ai nipotini
A Paperopoli Topolinia e il mondo intero
Alla matematica perfino che abolisce per te
Le regole della statistica e delle probabilità,
Ma che carogna quel Walt!

Quando vorrai farlo sarò il tuo scudiero fedele
Contro ingiustizia disdetta scalogna e i dispetti
Da soli sbaraglieremo l’esercito polveroso
Dei custodi dell’ovvio e della noia più nera
Insieme assaliremo depositi d’oro lune e stelle
Saranno preziosi gioielli per Paperina.

Non posso edificarti una statua nel parco
Pienamente meritata: come si fa a sopportare Gastone?
Solo un foglietto di carta e qualche tasto pigiato
Un pensiero riconoscente alle tante ore serene
Che hai costruito sapiente come Geppetto
Monello come lucignolo e … me.

Basta con tutto quell’oro da lucidare
L’insopportabile numero uno, Amelia che non riesce a occultarla
E l’ansia che ruba il sonno in attesa del SOB gigantesco
Come le campane di Pier Capponi nei pomeriggi dolci d’estate
Sull’amaca dolce a fantasticare devastanti rivincite
Le torte di nonna papera e le scorpacciate con Ciccio

Contro il fato crudele muoveremo i cavalli
Non saremo soli nella tenzone suprema
Venissero tutti i potenti del modo coi Lancillotto
E cavalieri bianchi rossi e neri delle tavole di tutte le forma
Saranno schierati con noi i Don Chisciotte del mondo
Con la nostra devastante arma segreta

Sai cosa diremo all’unisono a tutti i barbosi?

BRIF BRUF BRAF

Dulcinea - Enzo Montano

Dulcinea del Toboso - David Puertas
Dulcinea - Enzo Montano

 (…) 

non t'ho io detto più e più fiate che in tutto il corso della mia vita non ho veduto mai la senza   pari Dulcinea, né ho mai in tempo alcuno posto piede sulle soglie del suo palazzo, e che ne sono innamorato per quella gran fama che ha di bella e di giudiziosa?
 (…) 
Don Chisciotte della Mancia, capit. IX – Miguel de Cervantes Saavedra

Mah!
Da poco di buono a principessa venerata
nessuno mai l’avrebbe detto che la sguattera derisa
la contadinotta Aldonza nota per disponibilità
sarebbe diventata signora e castellana riverita
dal nome altisonante motivo di tenzoni e guida
del cavaliere romantico dall’elmo improponibile
il più casto tra gli amanti del distretto di Montiel.

Tuttora derisa insieme all’assalitore di mulini
al suo scudiero pigro ed al magro ronzinante
da signori benpensanti e le loro pratiche dame
dalle discutibilissime pratiche da confessionale
nel chiuso delle fioche luci tra i velluti di camere da letto
ma io magnifica principessa del cavalier leone
frequentatrice di chiara fama di miserevoli letti al buio
ho regalato sogni luminosi a un secolo di romantici,
loro imprigionati da sé stessi caduti dalla memoria

Dulcinea del Toboso perfetta simmetria concettuale
diranno i sommi critici la cui sapienza è somma
non cristallizzato paradigma sedimentato
tra le pagine consunte dall'ingiallire del tempo
ma assurta a ruolo di farfalla nel tempo
ho guadagnato il rango di muliebre musa.

Sono nelle biblioteche talvolta nelle scuole
spesso nelle piazze e perfino nei dipinti di famosi artisti
la mia presenza è confortante e adesso depurata
dalla condizione di popolana misera
sempre proletaria ma di orgoglioso rango
perennemente al fianco dell'icona dei romantici
don Chisciotte della Mancia e Dulcinea del Toboso
insieme consegnati ai sogni per l'eternità

Insonnia - Enzo Montano

Insonnia - Enzo Montano

Nel freddo si conficca l’argenteo chiodo
si apre la tempia al suo sollievo
accoglie ma non dissipa il dolore
atroce l’immagine fissa sui secondi
la danza nella gabbia della notte
spilli d’insonnia in sospesi labirinti
le stanche lacerate palpebre spalancano.
L’ultima foglia cade dell’autunno
dall’albero sul colle divenuto croce
nel fango calpestata rivoltata si dissolve
“l'amor che move il sole e l'altre stelle”
viene deposto avvolto nella caliginosa inutilità.

Il tempo del cielo - Enzo Montano

Guillaume Seignac - Cupid and Psyche
Il tempo del cielo - Enzo Montano

Il tempo del cielo azzurro immobile
quasi di cristallo
dove i tuoi sorrisi giocavano con il sole
la luna e l’orsa
è finito con un tocco intorno al mezzodì
tu aprivi la busta
di illusioni e mi rovesciavi lo sgomento
io udivo l’ultimo
rintocco stanco dopo millenni di ore segnate
della bronzea
campana che ondeggia lenta sull’alta
torre del centro
l’aria lacerata rimbalzava densa di profumi
sulle rosse tegole
di palazzotti e antichi stemmi araldici
ostentati con orgoglio
testimonianze statiche delle nostre ombre
contro i muri di pietra.

Ad una ad una si sciolgono le gocce di cera
cadono ali di farfalle
i colorati variopinti sogni di una mente ebbra
di rosso vino
il mio tempo insegue altro tempo nei vicoli
del deserto quotidiano
disperazione si aggiunge ad altra disperazione
rincorrere fantasmi
nella rovente estate poco confortante il mio non è
un dolore minore
chi lo afferma non conosce il respiro di morte
del candido gabbiano
mentre scimmiotta il volo nella caligine tossica
filtro di raggi solari.

Quando il tramonto mi sorprende solitario
sono cosa già morta
ancor prima che il giallo annunci l’autunno
non ho saputo cogliere
per la mia insipienza e la paura di non vivere
ottenebrato da pensieri altisonanti il canto della luna
fino al bianco
la voglia di poesia gridata alla risacca delle onde
mi ritorna in spuma
la cui esistenza è un attimo ed io so che sono
niente più di niente.

Sei - Enzo Montano

John William Godward - bellezza classica
Sei - Enzo Montano


Nell’ulivo che esibisce
scultoree contorsioni dei secoli
e nelle sue spesse foglie verdi
che giocano nel vento,
quali gravidi sogni della storia del tempo
Sei

Nel fico d’india che mostra
chiuso nell’argentea trasparenza degli aculei
e il rosso aranciato dei suoi frutti,
quale allegra ironia del colore
Sei

Nei calanchi tagliati da falci di luna
moltiplicati in ombre barocche
fissate dal gioco delle acque,
quale bellezza della natura
Sei

Nel temporale estivo che esplode nel cielo
oscurato all’improvviso, lacerazioni magnetiche,
si staglia nitida la mia tristezza
nell’ennesimo inutile tentativo
di afferrarti.

29 maggio 2015

E Dio mi fece donna - Gioconda Belli

Marie-Gabrielle Capet - Autoritratto
E Dio mi fece donna - Gioconda Belli

E Dio mi fece donna,
con capelli lunghi,
occhi,
naso e bocca di donna.
Con curve
e pieghe
e dolci avvallamenti
e mi ha scavato dentro,
mi ha reso fabbrica di esseri umani.
Ha intessuto delicatamente i miei nervi
e bilanciato con cura
il numero dei miei ormoni.
Ha composto il mio sangue
e lo ha iniettato in me
perché irrigasse tutto il mio corpo;
nacquero così le idee,
i sogni,
l’istinto
Tutto quel che ha creato soavemente
a colpi di mantice
e di trapano d’amore,
le mille e una cosa che mi fanno donna
ogni giorno
per cui mi alzo orgogliosa
tutte le mattine
e benedico il mio sesso.

A tutte le donne – Alda Merini

Alessandro Allori - Venere e Cupido
 A tutte le donne – Alda Merini

sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

Arthur Rimbaud - Fiori

Michiel Sweerts - Ragazzo con turbante
Arthur Rimbaud - Fiori

Da un gradino d'oro - fra i cordoni di seta, i veli grigi,
i velluti verdi e i dischi di cristallo che s'anneriscono
come bronzo al sole - vedo la digitale aprirsi su un tappeto
di filigrane d'argento, d'occhi e di capigliature.
Monete d'oro giallo sparse sull'agata, colonne di mogano
sorreggenti una cupola di smeraldi, mazzi di raso bianco
e fini verghe di rubino circondano la rosa d'acqua.
Simili a un dio dagli enormi occhi azzurri e dalle forme
di neve, il mare e il cielo attirano alle terrazze di marmo la folla
delle giovani e forti rose.

Mascherina - Evelina Cattermole Mancini

Enrico Francia - la seduzione di arlecchino
Mascherina - Evelina Cattermole Mancini


A l’ultimo veglione aveva un abito
Di raso nero, stretto,
Con un immenso strascico,
Il guanto insino a’l gomito:
E da lì, tutto nudo, un braccio splendido
Da far degna collana a Maometto.
Su’l sen, scoperto in quadro a mo’di vergine,
Fina, femminil’ esca,
Non i gioielli soliti,
Ma de’fiori e de i pampani,
Che in mezzo a le sue carni armonizzavano
Come in un canestrin di frutta fresca.
Sovra il picciolo capo un visibilio
Di ciocche indipendenti,
Impregnate d’ effluvi;
Due occhi che brillavano
A traverso a ’l velluto de la maschera,
Come ne’l tenebror due fari ardenti.
Fra i labbri aperti dei dentini candidi
Pari a chicchi di riso....
Io pensavo, studiandola
Come tipo di femmina,
Quanto sangue, quant’ oro e quante lacrime
Assorbito avrà mai con quel sorriso.

L’ultima porta - Grazia Fresu

Pieter Paul  Rubens - | L'Unione di Terra e Acqua
 L’ultima porta - Grazia Fresu 

Mi avvicino all’Ultima Porta,
dilavata dal sole
dai giorni dalle attese,
porta senza angeli
senza guardiani
che salva il segreto della strada,
la Gran Dama di veli oscuri,
di mille lune sul cappello
strimpella sulla lira
di altre porte oltre quella,
aperte sul silenzio
dei nostri cuori attenti
attendono il coraggio
l’avventura degli spiriti inquieti.
Mi avvicino vestita dei mie amori,
del mio canto azzurro di sirena,
del passo a volte stanco,
mi avvicino vivendo
il viaggio e l’ammarare,
rido del riso
e piango del mio pianto,
imparo a abbandonare
le bussole anche il pane
la paura del dubbio.
Mi avvicino all’Ultima Porta
senza cardini e soglia
esatta e luminosa
dove tutte le porte saranno
la misura dell’oltre
tutte le coste tutto il vento,
esperanto polifonia di voci
il mio passo leggero
avvicinando al varco
le ragioni dei tesori perduti
il naufragio del tempo,
tutte le storie innesto del mistero,
sui calzari sull’anima
sarà polline d’oro
e lo sgomento un frutto disseccato.
L’Ultima Porta
chiuderà il mio tempo
tripudio d’abbandoni
nell’assolo che incanta
il mio volo placato
dipingerà il sipario della sera.

da: "COME TI CANTO, VITA?" di Grazia Fresu
Bastogi Editore

Addio - Silvia Eugenia Castillero

Angelica Kauffman -  L’addio di Abelardo ed Eloisa in convento
Addio - Silvia Eugenia Castillero

Dopo quell’immagine finale,
Abelardo che si allontana,
si sgretolavano le tegole delle case,
nello sbattere
dei miei piedi contro i muri.
Le strade strette,
intensamente percorse
(tra gioielli,
mercanti, elemosine),
non esistevano più.
Solo un cielo incendiato
– lontanissimo e superficiale –
uno spettro provvisorio di luce.
Il mondo crollava.

Amore, amore, le nubi… - Pablo Neruda

Louis Jean Francois Lagrenee - Rinaldo e Armida

Amore, amore, le nubi… - Pablo Neruda

Amore, amore, le nubi sulla torre del cielo
Salirono come trionfanti lavandaie,
e tutto arse d’azzurro, tutto fu stella:
il mare, la nave,il giorno s’esiliarono insieme.

Vieni a vedere i ciliegi dell’acqua costellata
e la chiave rotonda del rapido universo,
vieni a toccare l’azzurro del fuoco istantaneo,
vieni prima che i suoi petali si consumino.

Qui non v’è altro che luce, quantità, grappoli,
spazio aperto dalle virtù del vento
fino a dare gli ultimi segreti della schiuma.

Tra tanti azzurri celesti, sommersi,
si perdono i nostri occhi indovinando appena
i poteri dell’aria, le chiavi sottomarine.

Idi di marzo - Costantino Kavafis

Jean-Léon Gérôme - The Death of Caesar
 Idi di marzo - Costantino Kavafis

Le grandezze paventa,
anima. Le ambizioni, se vincerle non puoi,
secondale, ma sempre cautelosa, esitante.
Quanto più in alto sali,
tanto più scruta, e bada.
E quando all’acme sarai giunto, ormai,
Cesare, quando prenderai figura
d’uomo così famoso, allora bada,
quando cospicuo incedi per via col tuo corteggio:
se mai, di tra la massa, ti s'accosti
un qualche Artemidoro, con uno scritto in mano,
e dica in fretta: «Lèggi questo súbito,
è cosa d’importanza, e ti riguarda»,
allora non mancare di fermarti, non mancare
di differire colloqui e lavori,
di rimuovere i tanti che al saluto
si prostrano (più tardi li vedrai).
Anche il Senato aspetti. E lèggi súbito
il grave scritto che ti reca Artemidoro.

28 maggio 2015

Lode, fai piano! - Marina Cvetaeva

opera di Lorenzo Mattotti

Lode, fai piano! - Marina Cvetaeva

Lode, fai piano!
Non sbattere le porte -
gloria!
Angolo
del tavolo - e gomito.
Scompiglio - basta!
Cuore - tranquillo!
Gomito e fronte.
Gomito e - testa.
Giovani - amare.
Vecchi - scaldarsi.
E non c'è tempo - d'essere,
né dove cacciarsi.
Anche una tana, ma -
da sola! Gocce
dai rubinetti,
strepito di sedie,
bocche che parlano
con la minestra
in bocca: "Grazie
per i bei versi".
Dei miei vicini
remoti, nessuno
indovina - che pena
per la mia testa!
Orchestra di vandali!
Fortezza o steppa -
il paradiso è dove
non parlano!
Il bottegaio - soldi.
Il dongiovanni - prede.
A Dio io chiedo
una stanza - qualunque -
un buco - da sola! -
un posto - per me! -
quattro pareti per
il silenzio.

Sera della domenica - Sergio Corazzini

Jean-Louis Forain - Aux Folies-Bergère

Sera della domenica - Sergio Corazzini
                                                               per Alberto Tarchiani

Ora che li organi
di Barberia singhiozzano al Crepuscolo
li ultimi balli e le ultime canzoni
anche una volta, quasi una paura
folle di rimanere
soli nell'imminente ombra li tenga;
ora che i poveri
amanti hanno sepolta
nel cuore, senza piangere, la piccola
loro felicità domenicale,
e vanno muti
per il noto viale
al convegno dell'ultima tristezza;
ora che il pianto in maschera
di Sorriso
affetta ancora un'aria disinvolta
prima che scada il facile noleggio
dell'abito di gala;
ora che ne' conventi e ne' collegi
abbassano le lampade,
asciugano le lagrime,
e s'imagina che nel Paradiso
ogni giorno sarà
domenica;
ora che nei postriboli
le femine si lasciano baciare
cantando
il breve elogio funebre
della verginità;
il Poeta, ebro di morte,
viene a patti
con la Disperazione
che gli offre il domani con tutte
le sue piccole ire sorde,
le sue facili rassegnazioni,
mentre gli ride in faccia
perché non seppe ancora
morire di fame!

Solicitando un poco – Jacopo Mostacci

opera di Vittorio Matteo Corcos

Solicitando un poco – Jacopo Mostacci

Solicitando un poco meo savere
e con lui mi vogliendo diletare,
un dubio che mi misi ad avere,
a voi lo mando per determinare.
On’omo dice c’amor à potere
e gli coraggi distringe ad amare,
ma eo no lo voglio consentire,
però c’amore no parse ni pare.
Ben trova l’om una amorositate
la quale par che nasca di piacere,
e zo vol dire om che sia amore.
Eo no li saccio altra qualitate,
ma zo che è, da voi lo voglio audire,
però ven faccio sentenzïatore.

Un elisire - Arturo Graf

opera di Albert Lynch
Un elisire - Arturo Graf

Sfortunato alchimista,
Che quanto
più s’adopra
Nella difficil opra
E tanto meno acquista;
Io pongo in una storta
Di martellato rame
Le stecchite mie brame
E la mia fede morta;
Le speranze deluse,
Gli amori assassinati,
I sogni conservati
In anfore ben chiuse;
E i ricordi soavi,
E di diverso tipo,
Tratti da un vecchio stipo
Serrato con tre chiavi.
V’aggiungo il due per cento
D’entusïasmo strutto,
E fo bollire il tutto,
La notte, a foco lento,
Al barlume novello
D’un’antica lucerna,
Trovata nell’Eterna
Città, dentro un avello.
E dall’acre miscea,
Con gioja e con terrore,
Stillo un dolce licore
Che m’avvelena e bea

Vivere - Paul Eluard

opera di Albert Lynch

Vivere - Paul Eluard

Noi due le mani nostre abbiamo da donare
Dammi la tua ti condurrò lontano.

Ho vissuto più volte il viso m'è mutato
A ogni soglia a ogni mano che ho varcato.
L'aprile familiare rinasceva.

Serbando a sè a me la sua labile neve
la morte e la sposa futura
Che le tue cinque dita stringe e allenta.
Sempre mi concedeva l'età ragioni nuove
di viver per altrui grazia e d'avere
Nel sangue mio sangue di un'altro cuore.

Ah il ragazzo che io fui e che sono
Al bianco delle gracili adolescenti cieche
Più belle della luna bionda sottile lisa
Dal riflesso di strade della vita
Strade di muschio e d'alberi
Di nebbia e di rugiada
E del giovane corpo che al suo luogo
Terrestre da solo non viene
Chè lo cullano vento freddo pioggia
Ne fa un uomo l'estate

Presenza mia virtù che in ogni mano appari
L'unica morte è solitudine
Di delizia in impeto di impeto in chiarezza
Mi costruisco intero per entro tutti gli esseri
Per entro tutti i tempi del suolo e delle nubi
Stagioni che passate io sono giovane
Forte a forza di essere vissuto
Sono giovane alto è il sangue sopra le mie rovine

Noi dobbiamo confondere le mani
Non ci sarà lusinga mai più lunga
Del vincolo fra te e me foresta
Ch'offre la terra al cielo ed il cielo alla notte

Alla notte che trama un giorno interminabile.

Vieni al mio lago - Rabindranath Tagore

opera di - Léon François Comerre
Vieni al mio lago - Rabindranath Tagore

Se vuoi riempire la tua brocca, vieni, vieni al mio lago.
L'acqua bagnerà i tuoi piedi e ti mormorerà
il suo segreto.
La traccia della pioggia vicina è già sulla sabbia,
le nuvole sono basse sulla linea azzurra
degli alberi come i folti capelli sopra i tuoi occhi.
Conosco bene il ritmo dei tuoi passi:
batte nel mio cuore.
Vieni, vieni al mio lago, se devi riempire la tua brocca.

Se vuoi startene oziosa e sedere indolente,
lasciando che la tua brocca galleggi nell'acqua,
vieni al mio lago.
Il declivio erboso è verdeggiante, i fiori di campo
sono innumerevoli.
I pensieri voleranno via dai tuoi occhi neri
come gli uccelli dal loro nido.
Il velo ti cadrà ai piedi,
vieni, oh vieni al mio lago, se vuoi sedere indolente.

Se vuoi interrompere il tuo gioco e tuffarti
nell'acqua, vieni, vieni al mio lago.
Lascia il tuo mantello azzurro sulla riva.
L'acqua azzurra, nascondendoti, ti coprirà.
Le onde si alzeranno in punta di piedi
per baciarti il collo e mormorare ai tuoi orecchi.
Vieni, oh vieni al mio lago, se vuoi tuffarti
nell'acqua.

Se vuoi essere folle e cercare la morte in acqua,
vieni, vieni al mio lago.
E' freddo e profondo.
E' scuro come un sonno senza sogni.
Nei suoi abissi sono uguali le notti e i giorni,
e i canti sono silenzio.
Vieni, vieni al mio lago, se vuoi darti
in braccio alla morte.

All'ombra di mill'arbori fronzuti - Giovanni Boccaccio

opera di Federico Andreotti
All'ombra di mill'arbori fronzuti - Giovanni Boccaccio

All'ombra di mill'arbori fronzuti,
in abito leggiadro e gentilesco,
con gli occhi vaghi e col cianciar donnesco
lacci tendea, da lei prima tessuti
de' suoi biondi capei crespi e soluti
al vento lieve, in prato verde e fresco,
una angiolella; a' quai giungeva vesco
tenace Amor, e ami aspri e acuti.
Da' quai, chi v'incappava lei mirando,
invan tentava poi lo svilupparsi,
tant'era l'artificio che i teneva.
E io lo so, che me di me fidando
più che 'l dovere, infra e lacciuoli sparsi
fui preso da virtù ch'io non vedeva.

27 maggio 2015

John Donne - Twicknam garden

The Picnic - James Tissot
John Donne - Twicknam garden

Di sospiri riarso, di lacrime inondato, vengo qui in cerca della primavera. 

Agli orecchi, agli occhi mi si danno balsami, universale farmaco.

Ma traditore di me stesso porto il ragno amore che tutto transustanzia, 

che in fiele sa - trasmutare la manna. 
E perché il luogo possa essere detto Paradiso perfetto, il serpente vi ho portato.

Migliore cura sarebbe se l'inverno facesse notte di questo luogo di gloria,

 se un gelo di morte agli alberi impedisse di ridere, 
di irridermi sul volto. Ma perché io non debba subire questo oltraggio, 
e insieme possa continuare a amare, Amore, 
fa che io sia qualcosa di insensibile che qui appare, fammi mandragola, 
che io possa gemere, o fonte di pietra, che possa sempre piangere.

Con fiale di cristallo venite amanti, raccogliete le mie lacrime, vino d'amore. 

A casa provate le lacrime dell'amata, sono false quelle che non hanno delle mie il sapore. 
I cuori più non risplendono negli occhi, o impossibile dalle lacrime divisare la donna,
 la sua mente, più che dall'ombra l'abito che veste. 
Sesso perverso, una soltanto è fedele -lei, ma perché di fedeltà mi uccide.