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25 maggio 2017

Re Alessandrini – Costantino Kavafis

Tempio di Hator, Dendera, Egitto
Re Alessandrini – Costantino Kavafis

Gli Alessandrini corsero in gran folla
a vedere i figli di Cleopatra,
Cesarione e i fratelli più piccoli, Alessandro
e Tolomeo: era quella la prima
volta che li mostravano in pubblico, al Ginnasio,
per plocamarli re
in mezzo a una lucente parata della truppa.

Alessandro lo dissero re
d’Armenia, di Media, dei Parti.
Tolomeo lo dissero re
di Cilicia, di Siria, di Fenicia.
Cesarione più avanti stava, ritto,
in un ammanto di seta rosata
e al petto una ghirlanda di giacinti,
la cintura una fascia duplice di zaffiri
e ametiste, legati i calzari da candidi
nastri, a ricami di perline rosa.
A lui più alto titolo diedero che ai piccini:
Re dei Re lo chiamarono.

Gli Alessandrini capivano, certo,
ch’erano tutte parole e buffonate.

Ma la giornata era calda, poetica,
il cielo era un azzurro chiarissimo, il Ginnasio
d’Alessandria un miracolo
trionfale dell’arte,
dei cortigiani squisito lo sfarzo,
e Cesarione tutto grazia, tutto beltà
(figlio di Cleopatra, sangue làgide).
Così gli Alessandrini correvano alla festa:
ecco, s’entusiasmavano, acclamavano
in greco, in egiziano, anche in ebraico,
affascinati dal bello spettacolo.
E sì che lo sapevano bene, quanto valeva
Quella roba, e che vuote parole erano i regni.

Trad. Filippo Maria Pontani

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