Eneide – Libro 2, vv 32, 86
Dentro al suo cieco ventre e ne le grotte,
Che molte erano e grandi in sì gran mole,
Rinchiuser di nascosto arme e guerrieri
A ciò per sorte e per valore eletti.
Giace di Troia un’isola in cospetto
(Tènedo è detta) assai famosa e ricca,
Mentre ch’Ilio fioriva. Ora un ridotto
È sol di naviganti e di navili,
Infido seno, e mal sicura spiaggia.
Qui, poichè di Sigèo sciolse e spario,
La greca armata si rattenne, e dietro
Appiattossi al suo lito ermo e deserto.
E noi credemmo che veracemente
Fosse partita, e che a spiegate vele
Gisse a Micene. Onde la Teucria tutta,
Già cotant’anni lagrimosa e mesta,
Volta ne fu subitamente in gioia.
S’aprîr le porte, uscîr d’Ilio, e d’intorno
Le genti tutte, disiose e liete
Di veder vòti i campi e sgombri i liti,
Ch’eran coverti pria di navi e d’armi.
Qui s’accampava Achille, e qui de’ Dòlopi
Eran le tende; ivi solean le zuffe
Farsi de’ cavalieri, e là de’ fanti
Dicean parte vagando, e parte accolti
Facean mirando al gran destriero intorno
Meraviglie e discorsi: e chi per sacro,
E chi per esecrando il voto e ’l dono
Avean di Palla. Il primo fu Timete
A dir ch’entro le mura, e ne la ròcca
Quindi si conducesse, o froda, o fato
Che ciò fosse de’ miseri Troiani.
Ma Capi e gli altri, il cui più sano avviso
O per insidïose, o per sospette,
Quantunque sacre, avea le greche offerte,
Voleano, o che del mar fosse nel fondo
Precipitato, o che di fiamme ardenti
Si circondasse, o che forato e lacero
Gli fosse il petto e sviscerato il fianco.
Stava tra questi due contrari in forse
In due parti diviso il volgo incerto;
Quando con gran caterva e con gran furia
Da la ròcca discese, e di lontano
Gridò Laocoonte: O ciechi, o folli,
O sfortunati! agli nemici, a’ Greci
Date credenza? a lor credete voi
Che sian partiti? e sarà mai che doni
Siano i lor doni, e non più tosto inganni?
80Così v’è noto Ulisse? O in questo legno
Sono i Greci rinchiusi, o questa è macchina
Contra alle nostre mura, o spia per entro
Ai nostri alberghi, o scala o torre o ponte
Per di sopra assalirne. E che che sia,
85Certo o vi cova o vi si ordisce inganno,
Chè de’ Pelasgi e de’ nemici è ’l dono.
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