In una grande colonia greca – Costantino Kavafis
200 a.C.
Non c’è il minimo dubbio, è palese
che le cose non vanno bene in questo paese.
Benché tiriamo in qualche modo avanti,
è forse giunto il tempo – come pensano tanti –
di far venire un Gran Riformatore.
Ma qualcosa è d’ostacolo all’impresa:
questi Riformatori hanno pretesa
di fare grandi storie di ciascuna
cosa (poterne fare a meno, che fortuna!).
Sopra questioni di nessun valore
Fanno indagini, lunghe inquisizioni,
piani di radicali modificazioni,
e d’attuarli senza remore hanno cura.
Hanno poi una tendenza al sacrificio:
“A quel possesso rinunziate: lo dovete!
La vostra occupazione è malsicura.
Certo, tali possessi recano pregiudizio.
Dovete rinunziare a quest’entrata
e a quest’altra, alla prima strettamente legata,
e a questa pure, che da quelle è derivata.
Sono essenziali, sì. Ma che volete?
Responsabilità ne vengono, e non liete”.
E quanto più procedono, eccoli reperire
cose e cose superflue, che vogliono abolire.
Sopprimerle, peraltro, è cosa dura.
Partono, se Dio vuole, fatta l’opera attesa,
dopo avere fissato e potato (in contanti
ricevono un compenso giusto, come d’intesa):
vedremo adesso cosa resta, dopo
l’intervento chirurgico saggio e risolutore.
Forse non era il tempo. Via, non siamo zelanti
oltre misura! E’ un rischio la fretta, nelle imprese.
E dei provvedimenti prematuri ci si pente.
Sono molte le cose storte, ahimè nel Paese:
ma di perfetto, al mondo, non c’è niente.
E dopo tutto, via, tiriamo avanti”.
Trad. Filippo Maria Pontani
Nessun commento:
Posta un commento