foto di Andre Govia
da Elena – Ghiannis Ritsos
(…)
Rimani
ancora un poco. Si è fatta sera. Il vello d’oro di cui dicevamo – Oh, il
pensiero
arriva in
ritardo per noi donne – è quasi riposante. Gli uomini al contrario
non si
fermano mai a pensare – forse hanno paura; forse non vogliono
guardare in
faccia la paura, guardare la loro stanchezza, riposarsi –
vili,
vanitosi, indaffarati, avanzano nel buio. I loro abiti
sentono
sempre del fumo di un incendio cui son passati accanto o in mezzo
senza
saperlo. Si spogliano in fretta; gettano i vestiti
sul
pavimento; si buttano sul letto. Ma anche il loro corpo
sa di fumo –
li intorpidisce. Tra i peli dei loro petti,
quand’erano
addormentati, trovavo certe minuscole foglie bruciate
o certe
piume grigio-nere di uccelli uccisi. Allora
le
raccoglievo e le conservavo in un cofanetto – unici indizi
di un
rapporto segreto; – non gliele ho mai mostrate; – non le avrebbero
riconosciute.
In certi
istanti, oh, sì, erano belli – così nudi, arresi al sonno,
privi di
affettazione, rilassati, con i corpi grandi e robusti
madidi,
ammorbiditi, come tumultuosi fiumi rotolati
dagli alti
monti nella pianura calma, o simili a bambini abbandonati. Allora
li amavo
realmente, come li avessi partoriti. Osservavo le loro ciglia lunghe
e avrei
voluto averli dentro di me per proteggerli, o per accoppiarmi
col loro
corpo intero. Dormivano. E il sonno ti impone
rispetto,
perché è così raro. Tutte cose finite. Dimenticate.
(…)
da Elena -
Traduzione di Nicola Crocetti - Quarta dimensione
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