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2 luglio 2017

da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos

Andrew Wyeth -Weatherside 
da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos 
(...)

Lasciami venire con te. Non fa più per me questa casa.
Non sopporto di averla sulle spalle.
Devi sempre badare a questo e a quello,
a puntellare il muro con la grande credenza
a puntellare la credenza con l’antichissimo tavolo intagliato
a puntellare il tavolo con le sedie
a puntellare le sedie con le mani
a sostenere con la spalla la trave che ha ceduto.
E il piano, chiuso come un feretro nero. Non osi aprirlo.
Sempre badare a questo e a quello, che non cada, a non cadere tu. Non ce la faccio.
Lasciami venire con te. Questa casa, pur con tutti i suoi morti, non vuol saperne di morire.
Si ostina a vivere con i suoi morti
a vivere dei suoi morti
a vivere della certezza della sua morte
perfino a sistemare i suoi morti su letti e mensole pericolanti.
Lasciami venire con te. Qui, per quanto piano io cammini nel fiato della sera,
in pantofole o scalza,
qualcosa scricchiola, – s’incrina un vetro o uno specchio,
si odono passi, – non sono i miei.
Fuori, per strada, può darsi che non si odano questi passi, –
 il pentimento, dicono, porta scarpe di legno, –
e se fai per guardare in questo specchio o in quello,
dietro la polvere e le incrinature,
scorgi più opaco e frantumato il tuo viso,
il tuo viso: non chiedesti altro alla vita che di conservarlo puro e compatto. L’orlo del
bicchiere riluce al chiaro di luna
come un rasoio circolare – come portarlo alle labbra,
pur così assetata? – come? – Vedi?
Ho ancora voglia di similitudini, – m’è rimasto questo,
questo mi rassicura ancora che non manco.
(...)


Traduzione di Nicola Crocetti  

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