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2 luglio 2017

da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos

da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos

(...)


Adesso li piego in quattro, in otto, in sedici
per tenere occupate le dita. E ora mi ricordo
che ritmavo così la musica quando andavo al Conservatorio
col grembiule blu e il colletto bianco, con due trecce bionde –
8, 16, 32, 64 –
per mano a un’amichetta-pesco tutta luce e fiori rosa,
(perdona queste parole – una cattiva abitudine) – 32, 64 – e i miei riponevano
grandi speranze nel mio talento musicale. Dunque, dicevo, la poltrona –
sventrata – si vedono le molle arrugginite, la paglia –
pensavo di portarla dal mobiliere qui accanto,
ma chi ha il tempo, la voglia, i soldi – che cosa riparare per prima? –
pensavo di buttarci su un lenzuolo – ho avuto paura
del lenzuolo bianco con questo chiaro di luna. Qui si sono sedute
persone che hanno sognato grandi sogni, come te, e come me del resto,
e che ora riposano sottoterra senza che la pioggia o la luna li disturbi.
Lasciami venire con te. 
(...)

traduzione di Nicola Crocetti

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