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2 luglio 2017

da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos

Andrew Wyeth - Moon
da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos

(...)
Questa casa è abitata dai fantasmi, mi scaccia –
voglio dire ch’è invecchiata molto, i chiodi si staccano,
i quadri è come se si tuffassero nel vuoto,
gli intonaci cadono in silenzio
come il cappello del morto cade dall'attaccapanni nel corridoio oscuro
come il guanto di lana consunto del silenzio cade dalle sue ginocchia
come una striscia di luna cade sulla vecchia poltrona sventrata.
Un tempo era giovane anche lei, – non la foto che guardi con tanta diffidenza,
parlo della poltrona, così riposante, potevi sedertici per ore
e a occhi chiusi sognare a tuo piacere –
un arenile umido e liscio, lucido per la luna,
più lucido delle mie scarpe di coppale che ogni mese do al lustrascarpe qui all’angolo,
o della vela di un pescatore che si perde sul fondo cullata dal suo stesso respiro,
una vela triangolare come un fazzoletto piegato di traverso
come se non avesse nulla da chiedere o da contenere
o da salutare sventolando. Ho sempre avuto la mania dei fazzoletti,
non per tenervi ripiegato qualcosa,
certi semi di fiori o camomilla raccolti nei campi verso sera,
o farvi quattro nodi, come il berretto degli operai del cantiere di fronte,
o per asciugarmi gli occhi – ho conservato buona la vista;
non ho mai portato gli occhiali. Una semplice stravaganza i fazzoletti.
(...)

traduzione di Nicola Crocetti

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