da Omero, Iliade - Alessandro Baricco
Patroclo
(…)
E Achille mi chiamò.
Era in piedi sulla
poppa della nave, e da lì guardava quella battaglia atroce, quella dolorosa
disfatta. Aveva visto sfrecciare come un lampo il carro di Nestore, e sul carro
qualcuno, ferito, che gli era sembrato Macaone: Macaone valeva più di cento uomini,
solo lui sapeva estrarre le frecce dalla carne e curare le ferite con farmaci che
placavano il male. così Achille mi disse "Corri alla tenda di Nestore, va'
a vedere se era davvero Macaone, e se è vivo, ancora, e se morirà".
E io andai. Correvo
lungo le navi, veloce, in riva al mare. Chi avrebbe potuto immaginare che avevo
iniziato a morire?
Arrivai alla tenda di
Nestore. Lui si alzò, dal suo splendido seggio, e mi invitò a entrare. Ma io
non volli, Achille mi aspettava con una risposta, voleva sapere di Macaone.
"Da quando Achille ha pietà per gli Achei che giacciono feriti?",
disse Nestore. "Forse non sa che le tende ne sono piene, in questo giorno
di disfatta. Diomede, Ulisse, Agamennone, tutti feriti. Eurıpilo, colpito a una
coscia da un dardo. E Macaone, trafitto da una freccia, anche lui, l'ho appena
portato fuori dalla battaglia. Ma ad Achille non importa nulla di tutto ciò,
vero? Forse aspetta, per aver pietà, che brucino le navi, in riva al mare, e
che noi cadiamo uccisi tutti, uno ad uno... Piangerà molto, allora... Amico, lo
ricordi cosa ti disse tuo padre, quando partiste, tu e Achille, per questa
guerra? Ti disse `Figlio mio, Achille ti supera per lignaggio, ma è solo un
ragazzo e tu sei più grande di lui. Fagli da guida, ti ascolterà. Anche se è
tanto più forte di te, dagli saggi consigli, ti ascolterà'. Te lo ricordi? Sembrerebbe
di no. Beh, ricordalo ad Achille se davvero ti sta così ad ascoltare. E se proprio
si ostinerà nella sua ira, allora senti, ragazzo: digli che ti dia le sue armi
bellissime,
indossale, e scendi in battaglia a capo dei suoi guerrieri Mirmidoni. I Troiani
ti scambieranno per lui e terrorizzati abbandoneranno la lotta. Per un po' noi potremo
respirare: a volte in battaglia basta un niente per riprendere coraggio e forza.
Le sue armi, Patroclo, fatti dare le sue armi."
Io corsi via. Dovevo
tornare da Achille. E corsi via. Mi ricordo che prima di arrivare da lui,
mentre passavo davanti alla tenda di Ulisse, sentii una voce che mi chiamava, mi
voltai, e vidi Eurıpilo, che si trascinava lontano dalla battaglia, con una
freccia conficcata in una coscia, il sangue nero che gli rigava la gamba, il
capo e le spalle coperte di sudore. Sentii la sua voce dire "Non c'è più
scampo, per noi". E poi, piano "Salvami, Patroclo".
E io lo salvai. Io li
salvai, tutti, con il mio coraggio e la mia follia.
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