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2 novembre 2017

da Per il bagno di Pallade – Callimaco

Francesco Salviati, pallade atena tra la fortuna e la virtù
da Per il bagno di Pallade – Callimaco

(…)
Molte lacrime pure l'aspettavano
anche se per Atena era l'amica
più cara al cuore. Un giorno all'Ippocrène
che bella scorre, sopra l'Elicona
si bagnavano, avendo sciolto i pepli
dai fermagli; sul monte era la pace
del mezzogiorno, entrambe si bagnavano,
volgeva il mezzogiorno e una gran pace
regnava su quel monte. Con i cani
Tiresia, solo, verso il luogo sacro
era diretto e aveva sulle guance
da poco, scura, l'ombra della barba.
In maniera indicibile assetato
giunse all'acqua corrente della fonte.
Sventurato! Le cose non concesse
vide senza volere. Gli rivolse,
benché adirata, Atena la parola:
Qual demone alla via pericolosa,
figlio di Evèro, ti guidò, che gli occhi
non porterai più indietro? Così disse
e notte colse gli occhi del ragazzo.
Muto rimase, ferme le ginocchia,
legate dal disastro e non riusciva
a mandar suono. Ma gridò la ninfa:
Cosa hai fatto, signora, al figlio mio?
È questa l'amicizia delle dèe!
Hai tolto gli occhi al mio ragazzo! Figlio,
toccato dalla sorte, il seno e i fianchi
di Atena hai visti e non vedrai più il sole!
O me infelice, o monte, o Elicona;
dove non voglio mettere più piede,
molto in cambio di poco hai guadagnato:
qualche cerbiatto hai perso e qualche daino
e hai gli occhi del ragazzo. Tra le braccia
tenendo stretto il figlio suo, la madre
pativa, con un pianto disperato,
la sventura del flebile usignolo.
Atena ebbe pietà della compagna
e così le parlò: Donna divina,
ritira interamente ciò che hai detto,
in preda all'ira: non per mio volere
tuo figlio è cieco. Certo per Atena
non è cosa piacevole strappare
gli occhi ai fanciulli. Ma il decreto è questo
delle leggi di Crono: chiunque scorga
uno degli immortali, quando il dio
non lo sceglie in persona, a grande prezzo
paghi il vederlo. Non si può mutare,
donna divina, ciò che è stato fatto,
poiché l'ha predisposto in questo modo
il filo delle Moire, nell'istante
in cui lo generasti. Ora ricevi,
figlio di Evèro, quanto ti è dovuto.
Ma la figlia di Cadmo quante offerte
un giorno brucerà, quante Aristeo!
E imploreranno di vedere cieco
l'unico figlio, il giovane Atteone.
E della grande Artemide compagno
di corsa egli sarà, ma né la corsa
né i tiri d'arco insieme sopra i monti
lo salveranno quando, non volendo,
vedrà il grazioso bagno della dea.
Le stesse cagne allora sbraneranno
il padrone d'un tempo e andrà la madre
a raccogliere le ossa di suo figlio
per tutti i boschi e dirà ben felice
e fortunata te che accogli il figlio
cieco dai monti. Non far più lamenti
per lui, compagna. Avrà da parte mia
numerosi altri doni, grazie a te.
Lo renderò profeta di gran fama,
tra gli uomini futuri, più di ogni altro
sarà dotato in modo prodigioso.
Conoscerà gli uccelli, quale voli
con esito propizio, quali invano,
quali con ali infauste. Egli ai Beoti
darà molti responsi, molti a Cadmo
ed ai grandi Labdàcidi in futuro.
Un gran bastone gli darò che i passi
gli guidi nella giusta direzione
e una vita che duri per molti anni.
E quando morirà, solo, tra i morti
andrà girando, ricco di saggezza,
onore per il grande Agesilao.
Disse e assentì col capo: ed è compiuto
ciò che Pallade approva con un cenno,
poiché ad Atena, sola tra le figlie,
tutti i segni del padre dette Zeus.
Non una madre partorì la dea,
ma la testa di Zeus, o bagnatrici,
e la testa di Zeus non dà un assenso
che non sia vero...
Proprio ora giunge Atena: voi, fanciulle,
a cui sta a cuore Argo, ricevete
con l'elogio la dea, con le preghiere
e con profonde grida. Salve, dea,
prenditi cura dell'Inachia Argo.
Salve a te che conduci via lontano
e di nuovo riporti i tuoi cavalli,
tutto il suolo dei Danai custodisci!

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