Tiziano – Amor sacro e amor profano, 1515, olio su tela. Roma, Galleria Borghese
Il reale e il suo
contrario - Enzo
Montano
(Amor sacro e amor profano di Tiziano)
L'amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare
Fernando Pessoa – L’amore
Due ragazze somiglianti, quasi nuda l’una,
con un vestito prezioso l’altra: forse Venere
celeste l’una e l’altra una Venere terrena,
oppure Venere da una parte e Medea dall’altra,
o, ancora, Venere e Polia (o Proserpina?);
Entrambe sono sé stesse e anche l’opposto
al pari dell’amore divino e passionale insieme
come il tramonto e l’alba la notte e il suo
contrario,
come il bianco delle luce e il nero delle tenebre,
come i nobili e i plebei, i pastori e i cavalieri.
Fiumi di inchiostro parlano del quadro,
ma poche le certezze; un critico giunge a un punto
e un altro dimostra cose diverse.
Chiunque coglie un suo punto di vista
nella sterminata immensità dell’opera,
ognuno rincorre un suo attimo fugace
nell’eterno gioco del vero e del suo opposto.
Il prezioso sarcofago-fontana,
su cui siedono le ragazze
scene anch’esse avvolte nel mistero:
Marte che aggredisce Adone?
l’onnipresente Venere che si punge un piede?
Proserpina rapita dall’altro lato?
Eros continua
a rimestare l’acqua
e insieme le certezze appena conquistate.
Immagino il divertimento di Tiziano
Che, beffardo,
ride sotto i baffi.
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