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8 novembre 2017

Romance della pena nera – Federico Garcia Lorca

opera di Pino Daeni
Romance della pena nera – Federico Garcia Lorca

a José Navarro Prado

I galli con la piccozza,
scavan cercando l’aurora,
quando per il monte oscuro
Scende Soledad Montoya.
Rame giallo, la sua carne,
sa di cavallo e di ombra.
Nere incudini i suoi seni,
gemono sode canzoni.
Soledad: di chi domandi
così da sola a quest’ora?
Domandi di chi domandi,
dimmi: a te che te ne importa?
Vengo a cercar quel che cerco,
la gioia, la mia persona.
Soledad del mio tormento,
cavallo che spezza il morso,
alla fine arriva al mare
e lo inghiottono le onde.
Non ricordarmi del mare
che la pena nera spunta
sulle terre di oliveti
nello stormire di foglie.
Soledad, che pena hai!
Che miserevole pena!
Piangi succo di limone
aspro d’attesa e di bocca.
Che pena enorme! Io corro
per la casa come pazza,
le mie due trecce per terra,
dalla cucina all’alcova.
Che pena! Sto diventando
di giaietto, carne e vesti.
Ahi, mie camicie di filo!
Ahi, mie cosce di papavero!
Soledad: lava il tuo corpo,
bagnati in acqua di allodole,
e lascia in pace il tuo cuore,
ora, Soledad Montoya.
*
Laggiù sotto canta il fiume:
falpalà di cielo e foglie.
E con fiori di zucca
si corona il nuovo giorno.
Oh, la pena dei gitani!
Pena netta e sempre sola.
Oh pena d’un alveo occulto
e un albeggiare remoto!

Traduzione di Valerio Nardoni
da Federico Garcia Lorca, Nuda canta la notte, a cura di Valerio Nardoni
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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