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2 dicembre 2017

da Un mese con Montalalbano – Andrea Camilleri

Giovanni Battista Recco - Composizione con pesci e crostacei
da Un mese con Montalalbano – Andrea Camilleri
da Quello che contò Aulo Gellio

(…)
Stava per principiare la curva a U quando, alla debole luce dei fanali (“ci fosse una minvhia di cosa a funzionare in quest’automobile!”), vide l’indicazione, consisteva in un pezzo di tavola, inchiovato per storto su un palo, sul quale era stato scritto malamente a mano: da Filippo che si mancia bene. Imboccò il viottolo sterrato che terminò un centinaro di metri appresso in uno spiazzo sul quale sorgeva una solitaria casuzza a un piano. Dalla porta e dalle finestre sbarrate sbarrate non trapelava luce. Macari quello era il giorno di chiusura e il viaggio era stato a vacante. Raprì la portiera e subito il vento l’assugliò,  assieme al rumore del mare in tempesta che si trovava a una trentina di metri sotto lo spiazzo. Scese, si mise a correre, girò la maniglia della porta e questa si raprì. Montalbano trasì e immediatamente la richiuse alle sue spalle. Una càmmara con cinque tavolini, nessun cliente. Quello che doveva essere Filippo stava assittato a un tavolino e taliàva un film alla televisione.
“Si mangia?” spiò incerto il commissario.
Filippo non si cataminò, non staccò gli occhi dal televisore, mormorò solamente:
“S’assittasse dove vuole.”
Montalbano si levò il giubbotto, scelse il tavolo più vicino alla stufetta a legna. dopo cinco minuti, visto che l’omo se ne stava infatato alla pellicola, il commissario si susì, andò alla credenza, si pigliò un cestino di pane e una bottiglia di vino ne se ne tornò al suo posto. Finalmente, passati ancora una decina di minuti, apparse la scritta “Fine del primo tempo” e Filippo, da statua che era, tornò ad essere vivente. S’avvicinò al tavolo e spiò:
“Che voli mangiari?”
“M’hanno detto che lei sa fare benissimo i polipi alla napoletana.”
“Giusto dissero.”
“Li vorrei assaggiare.”
“Assaggiare o mangiare?”
“Mangiare. Ci mette i passaluna di Gaeta?”
Le olive nere di Gaeta sono fondamentali per i polpi alla napoletana.
Filippo lo taliò sdignato dalla domanda.
“Certo. E ci metto macari la chiapparina.”
Ahi! Quella rappresentava una novità che poteva rivelarsi deleteria: non aveva mai sentito parlare di capperi nei polipi alla napoletana.
“Chiapparina di Pantelleria” precisò Filippo.
I dubbi di Montalbano passarono a metà: i capperi di Pantelleria, aciduli e saporitissimi, forse ci stavano o, nell’ipotesi peggiore, non avrebbero fatto danno.
Prima di muoversi verso la cucina taliò negli occhi il commissario e questi raccolse il guanto di sfida. Tra lui e Filippo, era chiaro, si era ingaggiato un duello. Uno che di cucina non ne capisce, potrebbe ammaravigliarsi: e che ci vuole a fare due polipi petti alla napoletana? Aglio, oglio, pummadoro, sale, pepe, pinoli, olive di Gaeta, uvetta sultanina, prezzemolo e fettine di pane abbrustolito: il gioco è fatto. Già, e le proporzioni? E l’istinto che ti deve guidare per far corrispondere a una certa quantità di sale una precisa dose d’agli?
La polemica immaginaria del commissario venne violentemente interrotta dal botto improvviso della porta spalancata che sbatté contro il muro.”Il vento” pinsò Montalbano, ma non fece in tempo a susìrsi per chiuderla.
Trasìrono due òmini, la faccia coperta dal passamontagna,
(…)
Poi il colosso disse a Montalbano:
“Stia fermo che non voglio fare errore.”
Mirò attentamente, sparò. La pallottola s’infilò nel muro a pochi centimetri dalla testa del commissario. Filippo gridò. Il colosso parse non l’avesse sentito, si girò e sparò un altro colpo verso il muro che aveva alle spalle.
Filippo cadde in ginocchi e si mise a pregare ad alta voce in preda a una specie di convulsione.
“ci siamo capiti?” spiò il colosso a Montalbano.
Aveva accennato al conflitto a fuoco.
“Perfettamente.”
Allora il colosso pigliò la pistola caduta, se la mise in sacchetta, agguantò il suo compagno svenuto per il colletto, se lo trascinò, raprì la porta, niscì.
Montalbano si susì di scatto, corse da Filippo che roteava gli occhi come un pazzo, lo schiaffeggiò.
“Forza, che i polipetti s’abbrusciano!”
Malgrado lo scanto che si era pigliato, Filippo seppe cucinare come Dio comanda e Montalbano si leccò le dita.
(…)
 

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