Caterine Abel - Eden
Smisurati versi - Grazia
Fresu
Fu
sradicato il fiore
dal suo seggio di terra rigogliosa
fu tra scogliere bianche
catturato il gabbiano ventoso
fu lacerato il velo che sul volto
ponemmo per difesa
dei nostri dolci inganni.
Ascoltando gli eventi
ritardiamo i battiti di un cuore
che assassinò ricordi e turbamenti
vedendo come il solco si congela
come il senso sbiadisce
e non figura tra le storie degli altri
la nostra più soave
veleggiamo dimentichi
sul mare di continenti antichi
la pelle lacerata dal salmastro
l’occhio che grida al buio
la sua pena di fiaccola smarrita,
ardente voce che vorrei mandare
a cantare lontano smisurati versi
d’appartenenza e di languore
parole d’ironia un po’ disperata
battute che s’arrestano improvvise
sul bordo di quel calice
gettato tra le ingiurie del tempo.
dal suo seggio di terra rigogliosa
fu tra scogliere bianche
catturato il gabbiano ventoso
fu lacerato il velo che sul volto
ponemmo per difesa
dei nostri dolci inganni.
Ascoltando gli eventi
ritardiamo i battiti di un cuore
che assassinò ricordi e turbamenti
vedendo come il solco si congela
come il senso sbiadisce
e non figura tra le storie degli altri
la nostra più soave
veleggiamo dimentichi
sul mare di continenti antichi
la pelle lacerata dal salmastro
l’occhio che grida al buio
la sua pena di fiaccola smarrita,
ardente voce che vorrei mandare
a cantare lontano smisurati versi
d’appartenenza e di languore
parole d’ironia un po’ disperata
battute che s’arrestano improvvise
sul bordo di quel calice
gettato tra le ingiurie del tempo.
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