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12 aprile 2018

da Cavalli selvaggi – Cormac McCarty

Annamaria Maremmi - oltre le nuvole 
da Cavalli selvaggi – Cormac McCarty


(…)
John Grady evitò di chiedere chi non c'era più. Il reverendo attese che la moglie fosse seduta, chinò la testa e benedisse il cibo, la tavola e i commensali. Continuò per un certo tempo benedicendo tutte le cose, dalle più piccole su su fino alla nazione, poi benedì altre nazioni, parlò delle guerre, delle carestie, delle missioni e di altri problemi mondiali con particolare riferimento alla Russia, agli ebrei e al cannibalismo, terminò in nome di Gesù Cristo amen, alzò la testa e si sporse a prendere il pane di mais.
- Di solito la gente vuole sapere come ho cominciato, disse. Per me non è un mistero. Sin dalla prima volta che ho sentito una radio ho capito a cosa serviva. Da allora non ho mai avuto dubbi. Il fratello di mia madre s'era costruito una radio a galena. L'aveva comprata per posta. Arrivavano i pezzi in una scatola e bisognava montarli. Noi abitavamo nella Georgia meridionale e avevamo sentito parlare della radio, naturalmente. Ma non ne avevamo mai vista una coi nostri occhi. C'è una differenza abissale. Per farla breve, ho capito subito a cosa poteva servire. Con la radio non ci sono più scuse. Un uomo può avere il cuore tanto indurito da non sentire più la parola di Dio. Ma con la radio basta alzare il volume che la durezza del cuore è fregata. Altrimenti uno è sordo come una campana. Vedi, a questo mondo ogni cosa ha uno scopo. Qualche volta è difficile capire qual è, ma nel caso della radio, accidenti, non potrebbe essere più palese.
Fin dalla prima volta che l'ho vista, la radio è entrata nella mia vita. È grazie a lei che ho abbracciato il sacerdozio.
Il reverendo, che durante il discorso s'era riempito il piatto, tacque e attaccò a mangiare. Pur non essendo un omone divorò due porzioni di pollo, una grossa fetta di crostata di mele e parecchi bicchieroni di latte.
Alla fine si pulì la bocca col tovagliolo e spinse indietro la sedia.
- Dovete scusarmi, disse. Ma devo andare al lavoro. Il Signore non fa mai vacanza.
Si alzò e uscì dalla cucina. La moglie servì un'altra fetta di crostata a John Grady. Lui la ringraziò e lei si risedette a guardarlo mangiare.
- Sa, mio marito è stato il primo a far mettere alla gente le mani sulla radio, esordì la donna.
- Come dice?
- È stato il primo a usare quel metodo. Pregava davanti alla radio e guariva quelli che lo ascoltavano mettendo le mani sul loro apparecchio.
- Davvero?
- Prima di allora si faceva spedire un oggetto e ci pregava su, ma quel sistema creava un sacco di problemi. La gente si aspetta troppo dai ministri di Dio. Lui guariva un sacco di gente e tutti lo sentivano dire alla radio. Mi spiace ammetterlo, ma le cose avevano preso una brutta piega. Almeno secondo me.
La donna guardò il ragazzo che mangiava.
- Sono cominciati ad arrivare anche i morti.
- Come dice?
- Ci spedivano i morti. Li imballavano ben bene in una cassa e li spedivano per espresso col treno. Era diventata una cosa impossibile. Coi cadaveri non c'è niente da fare, solo Gesù in persona può fare qualcosa.
- Capisco.
- Vuole ancora un po' di latte?
- Sì, grazie, è molto buono.
- Sono contenta che le piaccia.
La donna gli riempì il bicchiere e tornò a sedersi.
- Lui lavora tantissimo per la sua missione, la gente non ne ha idea. Lo sa che la sua voce arriva in tutto il mondo?
- Davvero?
- Riceviamo lettere persino dalla Cina. È incredibile. Tanti cinesini piegati sulla radio ad ascoltare Jimmy. Già, infatti vien da pensare che non capiscano quello che dice. Arrivano lettere dalla Francia. Dalla Spagna. Da tutto il mondo. La sua voce è uno strumento, capisce. Quando dice alla gente di mettere le mani sulla radio, gliascoltatori possono essere a Timbuctu o al polo sud, non fa alcuna differenza. La sua voce arriva dappertutto a qualunque ora. Via etere. Basta accendere la radio. Naturalmente hanno cercato di far chiudere la stazione radio, ma l'hanno spostata in Messico. Ecco perché il dottor Brinkley è venuto qui. Per fondarne una nuova. Lo sa che possono sentirla su Marte?
- No, signora.
- È verissimo. Quando penso a quelli lassù che per la prima volta sentono la parola di Gesù mi viene da piangere. Anzi, piango davvero. E tutto questo grazie a Jimmy Blevins, proprio a lui.
Nell'interno della casa si sentì russare poderosamente. La donna sorrise.
- Povero caro, disse. È stanchissimo. La gente non ne ha idea.
John Grady non riuscì a trovare il padrone del cavallo e verso la fine di febbraio prese di nuovo la via del nord, tirandosi dietro i cavalli sui bordi delle strade asfaltate dove lo spostamento d'aria degli immensi autotreni spingeva le povere bestie contro i guard-rail. Nella prima settimana di marzo arrivò a San Angelo, tagliò attraverso la campagna che conosceva come le sue tasche e nella prima sera tiepida dell'anno raggiunse il recinto di Rawlins all'ora del buio: nella pianura del Texas occidentale non c'era un filo di vento e la notte era immobile e chiara. Cavalcò fino alla stalla, smontò e raggiunse la casa a piedi. Vedendo la luce accesa nella stanza di Rawlins si mise due dita in bocca e fischiò. Rawlins si sporse dalla finestra, guardò giù, uscì dalla cucina e lo raggiunse.
- Sei proprio tu? Sì.
- Incredibile, disse.
- Incredibile.
Gli girò intorno per vederlo alla luce squadrandolo come un animale raro.
- Pensavo che ti facesse piacere riavere il tuo vecchio cavallo, disse John Grady.
- Non posso crederci! Hai riportato Junior? È laggiù alla stalla.
- Pazzesco, ribatté Rawlins, non posso crederci, è pazzesco.
Si allontanarono a cavallo nella prateria e si sedettero per terra lasciando gli animali al pascolo. John Grady raccontò tutto quello che gli era successo e alla fine rimasero in silenzio. La luna risplendeva a ponente mentre lunghe nuvole piatte le scorrevano davanti come una flotta fantasma.
- Sei già andato a casa?
- No.
- Sai che tuo padre è morto?
- Sì, l'avevo immaginato.
- Tua madre ti ha cercato in Messico per fartelo sapere.
- Sì.
- La madre di Luisa è molto malata.
- Nonna?
- Sì.
- Come se la passano?
- Penso bene. Ho visto Arturo in città. Thatcher Cole gli ha trovato un lavoro alla scuola. Fa le pulizie e cose del genere.
- Nonna se la caverà?
- Non lo so, è molto vecchia.
- Già.
- E tu cosa fai?
- Me ne vado.
- Dove?
- Non lo so.
- Potresti lavorare ai pozzi di petrolio. Pagano bene.
- Sì, lo so.
- Puoi fermarti a casa.
- Penso che me ne andrò via.
- Questo è ancora un buon posto per viverci.
- Sì, lo so. Ma non è il mio.
Il deserto era rosso e rossa la polvere che si alzava, la polvere impalpabile che si posava sulle zampe del suo cavallo e di quello che lo seguiva. Al calar della sera si levò un gran vento che arrossò tutto il cielo. Da quelle parti c'era poco bestiame per l'estrema aridità della terra, ma all'imbrunire John Grady s'imbatte in un toro solitario che nella luce sanguigna del tramonto si rotolava per terra come una bestia sacrificale in agonia. Nelle raffiche di polvere sanguigna vomitata dal sole spronò il cavallo e riprese a marciare col viso ramato dagli ultimi raggi di luce, mentre il vento rosso dell'ovest spazzava il paesaggio crepuscolare e gli uccelli del deserto svolazzavano cinguettando fra le felci secche, e il cavallo, il cavaliere e il secondo cavallo passarono, e passarono le loro ombre affiancate come l'ombra di un unico essere.
Passarono e impallidirono sulla terra sempre più buia, sul mondo a venire.
 

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