opera di Kostantin Razumov
da Storia di O - Pauline Réage
(…)
Aveva visto in ciò il
segno che al suo amante stava più a cuore Sir Stephen che non lei. E inoltre,
benché le avesse così spesso ripetuto che amava in lei l'oggetto da lui creato,
il fatto che fosse a sua disposizione nel modo più assoluto, la libertà che
aveva nei suoi confronti, così come si è liberi di disporre di un mobile, che
con lo stesso piacere con cui si tiene, e a volte con un piacere ancora
maggiore, si può regalare, si rese conto che non l'aveva creduto del tutto.
Vide un altro segno di ciò che non avrebbe potuto essere definito che deferenza
verso Sir Stephen nel fatto che René, che amava così appassionatamente vederla
sotto i corpi o i colpi di altri uomini, che guardava con una così costante
tenerezza, una così infaticabile riconoscenza la sua bocca aprirsi per gemere o
per gridare, i suoi occhi chiudersi sulle lacrime, l'aveva lasciata dopo
essersi assicurato, esponendola, aprendola come si apre la bocca di un cavallo
per mostrare che è abbastanza giovane, che Sir Stephen la trovasse abbastanza
bella o, a rigor di termini, abbastanza comoda per lui, e volesse accettarla.
Tale condotta, per quanto potesse essere oltraggiosa, non mutava minimamente
l'amore di O per René. O si considerava fortunata di contare abbastanza per lui
da permettergli di godere oltraggiandola, come i credenti ringraziano Dio di
umiliarli. Ma, in Sir Stephen, indovinò una volontà ferrea e gelida, che non
sarebbe stata piegata dal desiderio, e davanti alla quale finora lei, per
quanto commovente e sottomessa fosse, non contava assolutamente niente.
Altrimenti perché avrebbe provato tanta paura? Le fruste alla cintura dei
valletti di Roissy, le catene quasi continuamente portate le erano sembrate
meno spaventose dello sguardo con cui Sir Stephen le fissava i seni che non
toccava. Si rendeva conto fino a che punto la loro stessa pesantezza, morbida e
turgida sulle sue spalle minute e la snellezza del busto le rendesse fragili.
Non poteva arrestare il loro tremito, avrebbe dovuto cessare di respirare.
Sperare che questa fragilità disarmasse Sir Stephen era futile, e sapeva bene
che era vero il contrario: le sue grazie offerte incoraggiavano le ferite
quanto le carezze, le unghie quanto le labbra. Per un attimo s'illuse: la mano
destra di Sir Stephen, che teneva una sigaretta, sfiorò, con la punta del
medio, i capezzoli, che ubbidirono e si tesero ancor più. O non dubitò che
questo fosse per Sir Stephen un giuoco, nulla di più, o un controllo, così come
si controlla il buon funzionamento di un meccanismo. Senza abbandonare il
bracciolo della poltrona, Sir Stephen le disse allora di togliersi la gonna.
Sotto le dita umidicce di O, i ganci scivolavano, e solo dopo due tentativi
riuscì a slacciarsi, sotto la gonna, la sottoveste di faglia nera. Quando fu
completamente nuda, con gli alti sandali di vernice e le calze di nylon nero
arrotolate e piatte al di sopra delle ginocchia, a sottolineare la finestra
delle gambe e il candore delle cosce, Sir Stephen, che si era alzato a sua
volta, le prese il grembo con una mano e la spinse verso il sofà. La fece inginocchiare,
la schiena contro il sofà, e perché vi aderisse più strettamente con le spalle
che con la vita le fece allargare leggermente le cosce. Le mani di lui posavano
sulle sue caviglie, così che il grembo era socchiuso, e al di sopra dei seni
sempre offerti, la gola era inarcata all'indietro. Lei non osava guardare il
viso di Sir Stephen, ma vide le sue mani che scioglievano la cintura della
vestaglia.
(…)
Nessun commento:
Posta un commento