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11 aprile 2018

Da “Uomini nudi” – Alicia Giménez-Bartlett

opera di Timothy M Parker

Da “Uomini nudi” – Alicia Giménez-Bartlett

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Gli uomini sono incredibili. Sono sempre stata così lontana da loro, grazie a papà e al mio matrimonio fasullo, che non me ne sono mai resa conto fino in fondo. Sì, sono incredibili. Questo tizio, che ho conosciuto in un locale dove si spogliava, e da mesi pago per i suoi servizi sessuali, adesso mi fa la morale e pretende che io risolva i suoi problemi economici in modo socialmente accettabile. Mi rinfaccia di aver venduto l’impresa che mio padre ha fondato e che io stessa ho contribuito a far crescere. Ci manca solo che mi rimproveri perché non ho chiesto il permesso a lui. Ha ragione, dovevo tenermi un’azienda che faceva acqua da tutte le parti solo per dargli la possibilità di riscattarsi. Tutto questo è talmente eccessivo che sta diventando quasi interessante.
“Tu non vuoi capirmi, Irene. Forse è meglio se non ci vediamo più”.
“Sì che ti capisco, Javier. Non ti piace prostituirti né farti mantenere. Va bene. Ti cercherò qualcosa tramite le mie conoscenze. Ho molti contatti nel mondo degli affari. È una possibilità che non abbiamo ancora considerato”.
“Se ci avessi tenuto davvero l’avresti considerata tu per prima”.
Devo mostrarmi deciso. È adesso che ho l’opportunità di saltare giù da questa barca che non mi porta da nessuna parte. Lo so, ne sono quasi sicuro. Qualsiasi nave è meglio di questa zattera a cui sono aggrappato, completamente alla deriva.
“Sono stata occupatissima negli ultimi tempi. Hai idea di che cosa comporta vendere un’attività? E non mi riferisco solo agli aspetti economici o legali. Hai pensato solo per un attimo al costo emotivo che tutto questo ha per me? La fabbrica è stato il lavoro di una vita, rappresentava il mio mondo. Capisco che tu sia preoccupato per il tuo futuro, ma anche io sto attraversando un periodo tremendo”.
“Mi dispiace, Irene, hai ragione”.
Ha ragione e io sono un idiota. Ma in fondo continua a pensare che per quanti problemi le i abbia, il terreno su cui scorre la sua vita è sgombro e pianeggiante, mentre io sono finito in un pantano da cui è difficile uscire.
Il resto della cena si svolge in modo sereno. Cerchiamo entrambi di superare il brutto momento, evitiamo argomenti che possano ricordarci la discussione di poco fa. Usciti dal ristorante, andiamo a casa mia. Facciamo l’amore appassionatamente, come sempre. Ci aggrappiamo l’uno all’altra come se fosse l’ultima notte. Si direbbe che ogni difficoltà tra noi sia superata. Il sesso ha ogni volta il potere di restituire un’apparenza di normalità, di vicinanza autentica, a qualunque rapporto. Perfino quando sono a letto con una turista c’è sempre un attimo di reciproca gratitudine, di pace assoluta.
Prima di andarsene, Irene mi paga. La guardo con stanchezza infinita. Non me la sento di ricominciare la guerra, di tornare su quello che ho spiegato mille volte. Lei sorride.
“Tutto si sistemerà, Javier. Dammi un po’ di tempo. Ti cercherà un lavoro, se è questo che vuoi”.
(…)
 

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