opera di Mary Sauer
Da “Uomini nudi” – Alicia Giménez-Bartlett
(…)
Eccolo, nudo e seduto davanti a me. Mi chiedo com’è possibile che di colpo io sia diventata così disinibita, come faccio a giocare a questo gioco con freddezza. Con gli altri è stato più difficile, con lui no. È evidente che si vergogna, che si sente a disagio, e questo mi fa sentire più forte.
Non mi aspettavo di passare tutta la settimana a pensare a quest’uomo. Avevo la strana sensazione che fosse solo una fantasia, un personaggio immaginario, come se non fosse altro che una specie di allucinazione. E invece no, è proprio come me lo ricordavo. Magro, poco muscoloso, quasi efebico. Non si capisce come faccia ad andare con le donne a pagamento, e nemmeno a fare coppia fissa con quella specie di bestione che piace a Genoveva. La sua reazione l’altro giorno è stata curiosa, se l’è presa come un signore. Se ne è andato senza accettare denaro, ferito nel suo amor proprio. Non rientra nella tipologia di uomini pensavo di trovare questo ambiente. Avevo sempre immigrati con facce patibolari, piccoli delinquenti che spendono tutto in droga, mascalzoni che vivono alle spalle delle signore perché non hanno voglia di lavorare. Lui, come lo si potrebbe definire? All’inizio, quel suo modo di fare mi ha indispettita. Ma poi ero curiosa. Per questo ho chiesto a Genoveva di rivederlo. E adesso ce l’ho di nuovo qui, davanti a me, nudo. Pensavo che non sarebbe venuto, e invece eccolo.
Oggi ha cambiato strategia. Ha deciso di fare il suo dovere senza fiatare, ma l’atteggiamento è sempre quello: ribelle, indispettito, come se mi chiedesse conto del perché l’ho portato qui. Non credo che si comporti così con tutte le donne che ricorrono ai suoi servizi. Qual è il problema, allora? Ce l’ha con me? Gli sono antipatica? C’è qualcosa che gli dà fastidio? Comunque gli ho detto di spogliarsi e l’ho fatto sedere come volevo. Voglio che abbia ben chiaro chi comanda qui.
“Oggi non mi chiedi di spogliarmi?”.
Avevo giurato a me stesso che se mi rivolgeva la parola avrei dato solo risposte evasive. Ma sono un cretino, appena ha aperto la bocca mi sono lasciato andare. Ero perfino contento che mi parlasse!
“Io non ti ho chiesto di spogliarti”.
“Se non altro lo hai suggerito”.
Vuoi che ti dica la verità?”.
“Dilla”.
“Mi sembra ridicolo stare nudo davanti a una donna vestita”.
“E se fossi nuda anch’io, ti sembrerebbe meno ridicolo?”.
“Senti, sul serio, tutto questo è assurdo, è spaventoso. Perciò non mi chiedere altro e non farmi parlare. Quando ne avrai avuto abbastanza mi vesto, mi paghi e me ne vado”.
Ero seduta sul letto e ora mi alzo. Comincio a spogliarmi. Non credevo di esserne capace. Non so perché lo faccio ma lo faccio. Sono tranquilla, perfettamente calma. Non bado a che cosa fa lui mentre mi tolgo i vestiti, ma alla fine mi accorgo che mi sta guardando sconcertato. Non sorride, ha ancora quell’espressione da ragazzino imbronciato, convinto di avere ragione. Completamente svestita, torno a sedermi dov’ero prima. Lui chiude le gambe. Lascio perdere.
“Così va meglio?” gli dico.
“Si”.
Questa stronza mi sta facendo diventar matto. Adesso mi ha spiazzato. Che cosa vuole da me?
“Perché lo fai, Javier?”.
“Tu che cosa pensi?”.
“Per i soldi?”.
“Certo che lo faccio per i soldi!”.
“Non hai l’aria del ragazzo che non sa dove sbattere la testa”.
“E invece è così. La gente con i soldi si stupisce sempre per gli altri che non ne abbiano”.
“E ti piace quello che fai?”.
“No, per niente. Anzi, mi dà un fastidio tremendo. Prima insegnavo lettere, sai? Quella è la mia vera vocazione. Lavoravo in un liceo privato ma non mi hanno rinnovato il contratto. E adesso mi guadagno da vivere così finché non troverò un altro posto”.
Si mette a ridere. È la prima volta che la vedo ridere o sorridere. Sono un uomo pacifico, ma in questo momento la prenderei a schiaffi. Che cosa la diverte? Che io non abbia più un lavoro?”.
“Tutti i ragazzi che fanno il tuo mestiere raccontano di aver studiato, di fare chissà quali professioni interessanti. Sai a che cosa mi riferisco, no?”.
“Puoi riferirti a quello che vuoi, solo che io sono un insegnante e quello che dici mi sembra di pessimo gusto”.
(…)
Eccolo, nudo e seduto davanti a me. Mi chiedo com’è possibile che di colpo io sia diventata così disinibita, come faccio a giocare a questo gioco con freddezza. Con gli altri è stato più difficile, con lui no. È evidente che si vergogna, che si sente a disagio, e questo mi fa sentire più forte.
Non mi aspettavo di passare tutta la settimana a pensare a quest’uomo. Avevo la strana sensazione che fosse solo una fantasia, un personaggio immaginario, come se non fosse altro che una specie di allucinazione. E invece no, è proprio come me lo ricordavo. Magro, poco muscoloso, quasi efebico. Non si capisce come faccia ad andare con le donne a pagamento, e nemmeno a fare coppia fissa con quella specie di bestione che piace a Genoveva. La sua reazione l’altro giorno è stata curiosa, se l’è presa come un signore. Se ne è andato senza accettare denaro, ferito nel suo amor proprio. Non rientra nella tipologia di uomini pensavo di trovare questo ambiente. Avevo sempre immigrati con facce patibolari, piccoli delinquenti che spendono tutto in droga, mascalzoni che vivono alle spalle delle signore perché non hanno voglia di lavorare. Lui, come lo si potrebbe definire? All’inizio, quel suo modo di fare mi ha indispettita. Ma poi ero curiosa. Per questo ho chiesto a Genoveva di rivederlo. E adesso ce l’ho di nuovo qui, davanti a me, nudo. Pensavo che non sarebbe venuto, e invece eccolo.
Oggi ha cambiato strategia. Ha deciso di fare il suo dovere senza fiatare, ma l’atteggiamento è sempre quello: ribelle, indispettito, come se mi chiedesse conto del perché l’ho portato qui. Non credo che si comporti così con tutte le donne che ricorrono ai suoi servizi. Qual è il problema, allora? Ce l’ha con me? Gli sono antipatica? C’è qualcosa che gli dà fastidio? Comunque gli ho detto di spogliarsi e l’ho fatto sedere come volevo. Voglio che abbia ben chiaro chi comanda qui.
“Oggi non mi chiedi di spogliarmi?”.
Avevo giurato a me stesso che se mi rivolgeva la parola avrei dato solo risposte evasive. Ma sono un cretino, appena ha aperto la bocca mi sono lasciato andare. Ero perfino contento che mi parlasse!
“Io non ti ho chiesto di spogliarti”.
“Se non altro lo hai suggerito”.
Vuoi che ti dica la verità?”.
“Dilla”.
“Mi sembra ridicolo stare nudo davanti a una donna vestita”.
“E se fossi nuda anch’io, ti sembrerebbe meno ridicolo?”.
“Senti, sul serio, tutto questo è assurdo, è spaventoso. Perciò non mi chiedere altro e non farmi parlare. Quando ne avrai avuto abbastanza mi vesto, mi paghi e me ne vado”.
Ero seduta sul letto e ora mi alzo. Comincio a spogliarmi. Non credevo di esserne capace. Non so perché lo faccio ma lo faccio. Sono tranquilla, perfettamente calma. Non bado a che cosa fa lui mentre mi tolgo i vestiti, ma alla fine mi accorgo che mi sta guardando sconcertato. Non sorride, ha ancora quell’espressione da ragazzino imbronciato, convinto di avere ragione. Completamente svestita, torno a sedermi dov’ero prima. Lui chiude le gambe. Lascio perdere.
“Così va meglio?” gli dico.
“Si”.
Questa stronza mi sta facendo diventar matto. Adesso mi ha spiazzato. Che cosa vuole da me?
“Perché lo fai, Javier?”.
“Tu che cosa pensi?”.
“Per i soldi?”.
“Certo che lo faccio per i soldi!”.
“Non hai l’aria del ragazzo che non sa dove sbattere la testa”.
“E invece è così. La gente con i soldi si stupisce sempre per gli altri che non ne abbiano”.
“E ti piace quello che fai?”.
“No, per niente. Anzi, mi dà un fastidio tremendo. Prima insegnavo lettere, sai? Quella è la mia vera vocazione. Lavoravo in un liceo privato ma non mi hanno rinnovato il contratto. E adesso mi guadagno da vivere così finché non troverò un altro posto”.
Si mette a ridere. È la prima volta che la vedo ridere o sorridere. Sono un uomo pacifico, ma in questo momento la prenderei a schiaffi. Che cosa la diverte? Che io non abbia più un lavoro?”.
“Tutti i ragazzi che fanno il tuo mestiere raccontano di aver studiato, di fare chissà quali professioni interessanti. Sai a che cosa mi riferisco, no?”.
“Puoi riferirti a quello che vuoi, solo che io sono un insegnante e quello che dici mi sembra di pessimo gusto”.
Nessun commento:
Posta un commento