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5 maggio 2018

Canto XLII – Sayat-Nova

dpinto di Eric Bowman
Canto XLII – Sayat-Nova

Orchestra perfetta, lodato fra gli strumenti, kamancià,
L’uomo da nulla non sa vederti, gli sei vietato, kamancià,
Tua meta sia giungere nei giorni migliori, kamancià,
Chi osa staccarci, sei tu il compagno del trovatore, kamancià.

La chiave, orecchio d’argento, la cassa gioiello di gemme,
sul manico avorio istoriato, sul ventre la madreperla,
nell’oro son tese le corde, si apre la rosa nel ferro,
nessuno sa dire il tuo pregio, rubino, diamante, kamancià.

L’archetto foglia d’oro, tramuta in mille colori,
Pelo fatato di Rakhsh, sa suggerirti rime soavi,
E fino al mattino son molti a vegliare e molti addormenti col tuo hascisc.
Sei tazza d’oro, ricolma di vino soave, kamancià.

Due volte tu servi il tuo suonatore, al tè e prima al caffè,
la sala risuona di elogi, tu cerchi le pause di quiete;
gioia e dolcezza se sali al convito, e in schiera le belle
ti stanno dintorno. Metà del convito sei tu, kamancià.

Tu volgi al sorriso il cuore più triste, plachi il tremore all’infermo;
se intoni la voce tua dolce, si schiude alla gioia il tuo suonatore,
rivolgi alla gente la tua preghiera, che dica : «Viva il tuo cantore!».
Finché vive Sayat-Nova, gioie t’attendono, molte, kamancià.

Kamancià è lo strumento a corde munito di archetto con cui il poeta accompagnava i suoi canti.

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