Fernando Botero - Flamenco
da “Gabriella
garofano e cannella” – Jorge Amado
(…)
Nacib si crogiolava
al silenzio degli amici, per l‘impressione prodotta dal suo racconto, si
vendicava dell’aria misteriosa con la quale erano arrivati. Ma avrebbe saputo
cosa stavano tramando, molto presto. Il capitano parlò:
- Furioso, eh?
Diventerà ancora più furioso, il vecchio rimbambito. Crede d’essere padrone di
tutto... Per lui, Ilhéus è come se facesse parte della sua fazenda. Mentre,
noi, ilhèensi, semplici salariati e dipendenti... - disse il dottore.
Mundinho Falcão
restava in silenzio, sorrideva. Sulla porta del cinema apparvero Diogenes e la
coppia degli artisti. Videro gli altri al tavolino sul marciapiede del bar, si
diressero da quella parte. Nacib aggiungeva:
- Proprio così. Don
Mundinho per lui è soltanto un “forestiero”.
- Ha detto
“forestiero”? - chiese l’esportatore.
- Sì, forestiero. Ha
usato proprio questa parola. Mundinho Falcão toccò il braccio del capitano: -
Puoi cercare quella persona, capitano. Ho deciso. Noi suoneremo e lui
ballerà... - disse l’ultima frase rivolto a Nacib.
Il capitano si alzò,
vuotò il bicchiere, la coppia di artisti stava arrivando.
“Che diavolo stanno
complottando? ”, pensava Nacib. Il capitano ossequiava:
- Scusatemi, stavo
andando via, un affare urgente.
Gli uomini si
alzavano dal tavolo, muovevano le sedie. Con l’ombrellino aperto, Annabella
sorrideva vezzosa. Il principe, con la sua lunga pipa, porgeva la mano lunga e
scheletrica, nervosa.
- A quando la prima?
- chiese il dottore.
- Domani... Stiamo
prendendo accordi con il signor Diogenes.
Il proprietario del
cinema, con la barba lunga, spiegava con una voce sfiduciata e lamentosa da
cantore di inni sacri:
- Credo che lui
piacerà. Ai giovani piacciono questi giochi prestigio. E anche ai grandi. Ma la
donna...
- Perché no? - chiese
Mundinho, mentre Nacib serviva nuovi aperitivi. Diogenes si grattò la barba:
- Lei comprende,
questo è ancora un posto arretrato. Certe danze di lei, quasi nuda... Le
famiglie non vengono.
- Ma farai il pieno
di uomini... - affermò Nacib.
Diogenes andava alla
ricerca di spiegazioni. Non voleva confessare che proprio lui, protestante e
pudico, si scandalizzava alle danze piccanti di Annabella:
- È un numero da
locale notturno... Non sta bene in un cinema.
Il dottore, galante e
cortese, chiedeva scusa, in nome della città, alla sorridente artista:
- Ci voglia
perdonare. È una terra arretrata, le audacie artistiche non vengono apprezzate.
Rendono tutto immorale.
- Danze di pura arte,
- era la voce cavernosa del prestigiatore.
- Certo, certo...
Ma...
Mundinho Falcão si
divertiva:
- Via, signor Diogenes...
- Nel night-club lei può guadagnare molto di più. Potrebbe aiutare suo marito
nei trucchi, e dopo ballare al cabaret...
Le parole “guadagnare
di più” fecero brillare lo sguardo del principe. Annabella desiderava conoscere
l’opinione di Mundinho:
- Cosa ne pensa?
- Benissimo, ottima
cosa, non crede? Giochi di prestigio nel cinema, danze nel night-club...
Perfetto...
- E il proprietario
del night-club? Sarà interessato?
- Questo lo sapremo
subito... - si rivolse a Nacib: - Nacib, fammi un piacere: manda un ragazzo a
chiamare Zeca Lima, desidero parlargli. In fretta, venga subito.
Nacib gridò l’ordine
al negretto Tuisca che uscì correndo. Mundinho dava buone mance. L‘arabo
pensava al tono di comando dell’esportatore, pareva lo stesso del colonnello Ramiro
Bastos, quando da giovane dava ordini, imponeva leggi. Qualcosa stava per
accadere.
Il movimento
aumentava, arrivavano nuovi clienti, si animavano i tavoli.
Chico Moleza correva
da una parte all’altra. Riapparve Nhô Galo, si unì al gruppo. Anche il colonnello
Ribeirinho che si mangiava con gli occhi la ballerina. Annabella risplendeva
fra tanti uomini. Il principe Sandra, con il suo aspetto denutrito, austero
sulla sedia, calcolava i buoni affari che avrebbero concluso in quel posto. Da
stabilircisi definitivamente, per salvare la pancia dalla miseria.
- L’idea del
night-club non è malvagia...
- Che idea? - voleva
sapere Ribeirinho.
- Danzerà al cabaret.
- E nel cinema, no?
- Nel cinema solo
magia. Per le famiglie. Nel night-club, la danza dei sette veli...
- Al cabaret?
Ottimo... Succederà il finimondo... Ma perché non balla nel cinema? Io
pensavo...
- Danze moderne,
colonnello. I veli cadono uno a uno...
- Uno a uno? Tutti e
sette?
- Alle famiglie
potrebbe non piacere...
- Ah! Così è... Uno a
uno... Tutti? È meglio allora al cabaret... C’è più animazione...
Annabella rideva,
fissava il colonnello con occhi pieni di promesse, il dottore ripeteva:
- Terra retrograda,
l’arte viene relegata nei cabaret.
- Non si trova
neppure una cuoca, - si lamentò Nacib.
(…)
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