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27 maggio 2018

da "Sotto le ciglia chissà" - Fabrizio De André

Claude Monet - Lilies and Dasies
da "Sotto le ciglia chissà" - Fabrizio De André

Il ’68 io l’ho vissuto a contatto con i gruppi di estrema sinistra, partecipando al tentativo di rinnovamento; non li ho seguiti, perché di solito un artista, indipendentemente dall’ideologia, è un coniglio individualista. Mai avrei fatto la lotta armata, ma condividevo quasi tutti quelli che oggi vengono definiti gli eccessi sessantottini, anche perché li avevo quasi promossi attraverso le mie canzoni. Se alle manifestazioni un autonomo sgangherato iniziava a tirare pistolettate, questo non lo condividevo sicuramente, ma condividevo la rivolta contro un certo modo di gestire la società che non teneva minimamente conto della società stessa. Volevamo diminuire la distanza tra il potere e la società. Abbiamo ottenuto diverse vittorie: basti pensare solo alla liberazione sessuale, frutto del ’68, o alla libertà di informazione, che allora non esisteva realmente. Certo, ho anche fatto concerti tra bombe molotov e lacrimogeni. Ma il ’68 è stata una rivolta spontanea, e il fatto che non sia riuscita forse è un bene, se è vero che il grosso problema di ogni rivoluzione è che, una volta preso il potere, i rivoluzionari cessano di essere tali per diventare amministratori.

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