Da quando ho aperto il mio studio al quarto piano di un edificio di Hibiya sono già passati cinque anni.
La professione di psicoanalista all'inizio era quasi per nulla
conosciuta, ma a poco a poco è diventata più nota; naturalmente non si
può paragonare con la popolarità che gode in America, ma il fatto che
adesso io possa permettermi di pagare un costoso affitto per uno
studio in centro, è il simbolo di un'acquisizione di status non solo
per me, ma per tutti coloro che lavorano in questo settore.
Le
principali ragioni di questo successo sono due: la prima è che il mio
studio si trova in centro, la seconda è che vi ho creato un'atmosfera
rilassante, in cui sembra che chiunque venga, lo faccia solo per
chiedere con tutta serenità qualche consiglio sui propri problemi.
Di recente vengono spesso, senza uno scopo preciso, impiegati e
segretarie al ritorno dal lavoro; fingono l'aria spensierata di chi va a
farsi leggere la mano, pur tuttavia senza riuscire minimamente a
nascondere i propri opprimenti conflitti interiori.
La società del
progresso è strutturata in modo tale per cui agli individui non è
concessa altra possibilità che diventare ruote dentate di un enorme
ingranaggio, ed è perfettamente logico che i miei pazienti aumentino in
maniera direttamente proporzionale a tale struttura organizzativa.
Anche i giapponesi che, a differenza degli americani, non vivono
conflitti interiori suscitati da una severa coscienza puritana,
manifestano sempre più, in particolar modo quando vivono nelle
metropoli, i sintomi della nevrosi.
Come ho già detto prima, fra i
miei pazienti vi sono impiegati e segretarie, ma anche entraneuse di
night-club, signore ricche e sfaccendate, produttori televisivi,
giocatori professionisti di baseball, in pratica rappresentanti di quasi
tutti i moderni tipi di lavoro.
Alcuni vengono presentati da altri
pazienti o da miei amici medici, altri vengono senza alcuna
presentazione Insomma una visita dallo psicoanalista non rappresenta più
un disonore per tutta la famiglia, e ciò è da considerarsi un grande
passo avanti.
Tuttavia la maggior parte delle persone che viene da
me, diversamente da quando si reca dal dentista, non riesce a nascondere
un po' di vergogna.
Ma ciò che mi dà più fastidio è una nuova
tendenza, particolarmente diffusa fra le donne, che consiste nel venire
da me solo per soddisfare l'inutile bisogno di confessarsi, per dare
sfogo al proprio esibizionismo psichico.
Naturalmente mi faccio pagare, e bene, da qualsiasi tipo di paziente.
In realtà questo fa parte della cura.
L'obiettivo è quello di regolare la mente del paziente attraverso il
valore illusorio del denaro; evitare il pagamento in blocco, sia
anticipato che posticipato, e ricevere il denaro direttamente dal
paziente dopo ogni seduta, mi è stato insegnato anche dal mio ex
professore, il dottor F.
Alcuni dei miei numerosi pazienti hanno
avuto problemi molto gravi, altri hanno mostrato sintomi davvero
inspiegabili; ma se dovessi dire qual è quello che negli ultimi cinque
anni mi ha lasciato l'impressione più profonda, non posso fare a meno di
mettere al primo posto Yumikawa Reiko.
Quando all'inizio questa
ragazza è venuta da me, non sembrava avere problemi molto gravi, ma alla
fine mi ha lasciato sconcertato di fronte al mistero del corpo e della
mente umana.
Come psicoanalista ho trattato parecchi casi e credo di
essere abituato a non meravigliarmi di fronte a nulla, ma più procedo
in questo lavoro e più ho la sensazione che il mondo della sessualità
umana è infinito e complesso.
Nel mondo del sesso non c'è un'unica felicità per tutti. Vorrei che questo i lettori lo ricordassero bene.
Le tre sale terapia del mio studio non contengono nulla di superfluo,
né vasi di fiori né quadri; sono chiuse e perfettamente isolate
acusticamente, in modo che i pazienti durante la libera associazione non
siano disturbati da stimoli inutili.
Invece nella sala d'aspetto ho
cercato di creare un'atmosfera il più possibile piacevole: vi sono
grandi finestre, ho prestato attenzione all'abbinamento dei colori fra
le poltrone e le pareti, ho messo nel portariviste periodici illustrati
giapponesi e occidentali, e cerco di non far mancare mai i fiori nel
vaso.
(…)
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