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14 giugno 2018

da “Musica” - Yukio Mishima

da “Musica” - Yukio Mishima

Da quando ho aperto il mio studio al quarto piano di un edificio di Hibiya sono già passati cinque anni.
La professione di psicoanalista all'inizio era quasi per nulla conosciuta, ma a poco a poco è diventata più nota; naturalmente non si può paragonare con la popolarità che gode in America, ma il fatto che adesso io possa permettermi di pagare un costoso affitto per uno studio in centro, è il simbolo di un'acquisizione di status non solo per me, ma per tutti coloro che lavorano in questo settore.
Le principali ragioni di questo successo sono due: la prima è che il mio studio si trova in centro, la seconda è che vi ho creato un'atmosfera rilassante, in cui sembra che chiunque venga, lo faccia solo per chiedere con tutta serenità qualche consiglio sui propri problemi.
Di recente vengono spesso, senza uno scopo preciso, impiegati e segretarie al ritorno dal lavoro; fingono l'aria spensierata di chi va a farsi leggere la mano, pur tuttavia senza riuscire minimamente a nascondere i propri opprimenti conflitti interiori.
La società del progresso è strutturata in modo tale per cui agli individui non è concessa altra possibilità che diventare ruote dentate di un enorme ingranaggio, ed è perfettamente logico che i miei pazienti aumentino in maniera direttamente proporzionale a tale struttura organizzativa.
Anche i giapponesi che, a differenza degli americani, non vivono conflitti interiori suscitati da una severa coscienza puritana, manifestano sempre più, in particolar modo quando vivono nelle metropoli, i sintomi della nevrosi.
Come ho già detto prima, fra i miei pazienti vi sono impiegati e segretarie, ma anche entraneuse di night-club, signore ricche e sfaccendate, produttori televisivi, giocatori professionisti di baseball, in pratica rappresentanti di quasi tutti i moderni tipi di lavoro.
Alcuni vengono presentati da altri pazienti o da miei amici medici, altri vengono senza alcuna presentazione Insomma una visita dallo psicoanalista non rappresenta più un disonore per tutta la famiglia, e ciò è da considerarsi un grande passo avanti.
Tuttavia la maggior parte delle persone che viene da me, diversamente da quando si reca dal dentista, non riesce a nascondere un po' di vergogna.
Ma ciò che mi dà più fastidio è una nuova tendenza, particolarmente diffusa fra le donne, che consiste nel venire da me solo per soddisfare l'inutile bisogno di confessarsi, per dare sfogo al proprio esibizionismo psichico.
Naturalmente mi faccio pagare, e bene, da qualsiasi tipo di paziente.
In realtà questo fa parte della cura.
L'obiettivo è quello di regolare la mente del paziente attraverso il valore illusorio del denaro; evitare il pagamento in blocco, sia anticipato che posticipato, e ricevere il denaro direttamente dal paziente dopo ogni seduta, mi è stato insegnato anche dal mio ex professore, il dottor F.
Alcuni dei miei numerosi pazienti hanno avuto problemi molto gravi, altri hanno mostrato sintomi davvero inspiegabili; ma se dovessi dire qual è quello che negli ultimi cinque anni mi ha lasciato l'impressione più profonda, non posso fare a meno di mettere al primo posto Yumikawa Reiko.
Quando all'inizio questa ragazza è venuta da me, non sembrava avere problemi molto gravi, ma alla fine mi ha lasciato sconcertato di fronte al mistero del corpo e della mente umana.
Come psicoanalista ho trattato parecchi casi e credo di essere abituato a non meravigliarmi di fronte a nulla, ma più procedo in questo lavoro e più ho la sensazione che il mondo della sessualità umana è infinito e complesso.
Nel mondo del sesso non c'è un'unica felicità per tutti. Vorrei che questo i lettori lo ricordassero bene.
Le tre sale terapia del mio studio non contengono nulla di superfluo, né vasi di fiori né quadri; sono chiuse e perfettamente isolate acusticamente, in modo che i pazienti durante la libera associazione non siano disturbati da stimoli inutili.
Invece nella sala d'aspetto ho cercato di creare un'atmosfera il più possibile piacevole: vi sono grandi finestre, ho prestato attenzione all'abbinamento dei colori fra le poltrone e le pareti, ho messo nel portariviste periodici illustrati giapponesi e occidentali, e cerco di non far mancare mai i fiori nel vaso.
(…)

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