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7 agosto 2018

da “Damasco” – Suad Amiry

dipinto di Charles Levier
da “Damasco” – Suad Amiry
(…)
ALBERT E GOLDA
Sebbene Wasim e il suo amico Albert avessero lo stesso cognome (Jamal, che in arabo vuol dire cammello), uno era di Damasco, mentre l’altro veniva da Beirut. Uno era musulmano, l’altro cristiano. Inoltre, Albert aveva lasciato a Beirut una moglie e una figlia per venire a vivere e lavorare a Haifa.
Il solo episodio cui la mamma non poteva o non voleva credere (o che, per essere precisi, stentava a immaginare) era la presunta appassionata storia d’amore tra il bellissimo Albert Jamal e la kibutnikim Golda Mabovic, che nel 1934 aveva lasciato Milwaukee per trasferirsi in Palestina. Golda era un’insegnante e una figura politica emergente, il cui nome, via via che progrediva nella carriera politica, mutava da Golda Mabovic a Golda Mayerson, quindi a Golda Meir. Parallelamente, anche la sua posizione mutava: da ministro del Lavoro a ministro degli Esteri, fino a ricoprire la carica di quarto primo ministro del neonato stato di Israele. Oltre a disapprovare la storia d’amore tra Albert e la politicamente rampante Golda, la mamma era disturbata dal fatto che lui e il suo adorato cugino Wasim portassero lo stesso cognome.
Fu solo nel 1993, quando lo scrittore libanese Sélim Nassib scrisse il suo primo romanzo, L’amante palestinese, che la mamma acquisì la certezza che ciò che Wasim le aveva raccontato vari decenni prima non era frutto della sua fertile immaginazione, come lei aveva spesso sospettato. Con L’amante palestinese stretta in mano (intendo il libro), fissò a lungo l’orizzonte prima di dire: “Allah yerhamak, che Allah abbia misericordia della sua anima, ya Wasim. Anche se mi tenevate allegra, non ho mai creduto a tutto quello che tu e Nasir al-Din mi raccontavate”. Poi mi guardò, sorrise, sfogliò il romanzo e cominciò a leggere: “‘L’incredibile, appassionata storia dd’amore tra un ricco banchiere arabo e Golda Meir, primo ministro di Israele’”.

Traduzione di Maria Nadotti

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