Lisandro Rota - La grande regata
da “Gli amori
difficili” – Italo Calvino
L'avventura di una bagnante, (1951)
(…)
Passato il
mezzogiorno, tra i bagnanti dispersi in tutto il mare cominciava un riflusso
verso riva; era l'ora del pranzo alle pensioni, delle colazioni davanti alle cabine,
e pure l'ora in cui si gode la sabbia più rovente sotto il sole verticale. E
carene di barche, e galleggianti di pattini passavano vicino alla signora, e
lei studiava i visi degli uomini a bordo, e talora faceva per decidersi a
muovere loro incontro; ma ogni volta il baleno d'uno sguardo tra le loro
ciglia, o l'accenno a uno scatto angoloso delle spalle o dei gomiti, la
mettevano in fuga, con bracciate falsamente disinvolte, la cui calma mascherava
una stanchezza già gravosa. Quelli in barca, soli o in banda, ragazzi tutti
infervorati nell'esercizio fisico, o signori dalle pretese scaltre e dallo
sguardo insistente, incontrando lei spersa nel mare col viso compunto che non
nascondeva una trepida ansia supplichevole, con la cuffia che le dava una
bambolesca espressione lievemente permalosa, e con le spalle soffici annaspanti
attorno incerte, subito uscivano dal loro nirvana assorto o scalmanato, e
quelli in compagnia se l'indicavano con mosse del mento o ammicchi, e quelli
soli frenando con un remo viravano con intenzione le prue per tagliarle la
strada. Al suo bisogno di confidenza rispondeva quest'ergersi di siepi di
malizia e sottinteso, un roveto di pupille pungenti, d'incisivi scoperti in
risi ambigui, di repentine soste interrogative dei remi a fior d'acqua; ed a
lei non restava che fuggire. Qualche nuotatore passava dando dentro all'acqua
con testate cieche e camuse, e sbuffando zampilli senz'alzare lo sguardo; ma la
signora diffidava di loro e li sfuggiva. Difatti, pur passandole al largo, i
nuotatori presi da improvvisa stanchezza si lasciavano andare a fare il morto e
a sgranchirsi le gambe in uno sciacquio insensato, e giravano lì intorno,
finché lei andandosene non mostrava il suo disdegno. Ecco che questa rete d'allusioni
obbligatorie era già tesa intorno a lei, come l'aspettasse al varco, come se
ognuno di questi uomini da anni fantasticasse d'una donna cui doveva capitare
quel ch'era capitato a lei, e passasse le estati al mare sperando d'esser lì al
momento buono. Non c'era scampo, il fronte delle preordinate insinuazioni
maschili s'estendeva a tutti gli uomini, senza brecce possibili, e quel salvatore
che lei s'era ostinata a sognare come un essere il più possibile anonimo, quasi
angelico, un bagnino, un marinaio, era sicura ormai che non potesse esistere.
Il bagnino che vide passare, certo
l'unico che con un
mare tanto calmo girasse in barca a prevenire possibili disgrazie, aveva labbra
così carnose e muscoli così fusi coi nervi che lei non si sarebbe mai sentita
il coraggio d'affidarsi alle sue mani, fosse pure - pensò addirittura
nell'eccitazione del momento - per far aprire una cabina o piantare un
ombrellone.
(…)
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