Fernando Botero - La strada
da “La signora del miele”
- Fanny Buitrago
(…)
Giovani
coppie che entravano o uscivano dalle birrerie, le ragazze ancora in minigonna
e coi capelli corti. Mogli che spingevano carrozzine e carrelli della spesa,
con il pane della cena sotto il braccio. Uomini d’affari con valigette scure e
vestiti eleganti. Coniugi che discutevano a tutto spiano. Turiste ammaliate
dalla favolosa e luccicante Madrid. Madrid.
Teodora
cercò di evitare due gitane che vendevano perline di vetro all’ingresso del
metrò. Una era alta, con i seni turgidi e un volto bruno e splendido. L’altra,
piccola, segnata da rughe striate, fumava un sigaro scuro. Erano entrambe
vestite di rosso, malva e giallo.
“Ehi…
tu!” strillò la vecchia guardandola con occhi di falco. “Fammi vedere la mano.”
“Ho
fretta. Sarà per un’altra volta.”
“E’
per predirti il futuro, bella,” disse la gitana giovane.
“Lasciatela
in pace…! il ragazzo del panino e delle cento pesetas prese le difese di
Teodora.
“Vado
di fretta!”
“Ma
tu chi sei?” le chiese sbarrandole il passo il gagliardo madrileno… “Chi sei?”
e con un gesto impulsivo le sfiorò i seni. “Dimmi… posso toccarti?”
Teodora
non sapeva cosa fare, né dove guardare.
La
gitana giovane ne approfittò per prenderle la mano destra e la vecchia poté
così osservare le linee profonde, mentre affondava le sue dita artigliate nel
grazioso monte di venere.
“Ti
posso toccare? Solo un secondo…” e, senza aspettare la risposta, l’uomo
accarezzò delicatamente i seni di Teodora. “Sono mesi che non vado a letto con
mia moglie. Ma oggi con te sarà una cosa da Mille
e una notte, se tu vuoi…”
Lei
non trovava né le parole né i gesti per sfuggire all’inatteso assedio. Il
ragazzo era indietreggiato di fonte alla reazione delle gitane.
“Toccami
il ventre. Toccami il ventre ché non riesco a partorire. Toccamelo!”
“Signora
del miele…”la vecchia si inchinava con il rispetto dovuto a una regina. “Sei
l’amore e la fertilità in persona. Lascia che ti baci le mani e ti dica… tocca
anche me! e non avrò più tanto male alle ossa.”
“Qui,
qui! Metti le mani sul mio uccello, signora del miele…” la pregava l’uomo
gagliardo in preda all’eccitazione.
(…)
Traduzione di
Antonella Donazzan
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