Pagine

1 agosto 2018

da “L’istituzione negata” – Franco Basaglia

da “L’istituzione negata” – Franco Basaglia

(…)
Il primo dei degenti ricoverati a Gorizia da molti anni, che abbiamo intervistato, è stato appunto Andrea.
D Insomma lei dice che adesso qui la situazione è cambiata...
ANDREA C'è una grande differenza. Si perché una volta qui eravamo chiusi, chiusi con la rete e non basta chiusi, eravamo anche messi in soggiorno in ottanta e non trovavamo neanche sedili, dovevamo gettarci per terra. Non potevamo nemmeno andare in cesso. Dopo c'era che... alle cinque della sera cenare e subito a letto, anche d'estate, piena estate, quando c'erano ancora tre ore di sole. E ci mandavano a letto, col boccone in bocca. Io uscivo fuori a prendere un po' d'aria nel cortile e subito veniva qualcuno a prendermi.
D Ma in che senso le cose sono cambiate...
ANDREA Dal giorno alla notte. Perché all'inizio che abbiamo aperto queste assemblee, anzi io sono stato presidente per un mese e dopo ancora, nessuno apriva la bocca, tutta la gente era come intimorita, spaventata. Non aveva coraggio di parlare, io che ero presidente li pregavo: avete qualcosa da dire, parlate, siamo qua per questo, se avete lagnanze ditele; ma nessuno apriva la bocca. Questo perché erano intimoriti dopo esser stati tanti anni chiusi... E stato tutto il direttore che ha fatto queste cose... Ma il primo è stato il dottor Slavich che è venuto al reparto C e dice: avanti, prendete dieci o quindici ammalati e portateli a spasso, per la colonia...
D Era la prima volta che uscivate?
ANDREA Sì, era la prima volta che uscivamo, con il dottor Slavich che è venuto anche lui con il direttore. Allora tutti andavano a spasso. E alla gente che pareva di essere risuscitati. C'era subito un altro spirito, un altro andamento, poi anche il dottore prendeva su qualcuno con l'auto e lo portava un po' a spasso per la colonia chiacchierando e ogni giorno di più ci mandava a spasso.
D Sicché lei ritiene che questo spirito di libertà abbia fatto bene?
ANDREA Benissimo, benissimo, perché prima quelli che erano qui pregavano di morire. Quando moriva uno qui una volta suonava sempre la campana, adesso non usa più. Quando suonava la campana tutti dicevano: oh Dio, magari fossi morto io, dicevano, che sono tanto stanco di fare questa vita qui dentro. Quanti di loro non sono morti che potevano esser vivi e sani. Invece avviliti, perché non avevano nessuna via di uscita, non volevano più mangiare. Gli buttavano giù il mangiare per il naso con la gomma, ma non c'era niente da fare, perché si trovavano chiusi qui dentro e non avevano nessuna speranza di uscire. Come una pianta quando è arsa perché non piove e le foglie appassiscono, cosi era qui la gente.
D Anche per la malattia è stato un giovamento...
ANDREA Si capisce, altroché! Ci sono tanti qui dentro che non vogliono andare a casa adesso. Stanno bene qui. Una volta passava il dottore e tutti: signor dottore, mi mandi a casa! Come condannati, a pregare. Ma il dottore passava via diritto senza badare...

Un'altra testimonianza che mi ha immediatamente colpito è stata quella di Margherita.

D E allora mi dica, com'era l'ospedale una volta?
MARGHERITA Una volta l'ospedale era triste, eravamo tristi.
D C'erano le sbarre, le porte chiuse?
MARGHERITA Si, c'erano le reti; ha cominciato col nostro reparto a togliere le reti, ci ha levato i corpetti, insomma diverse cose ha fatto...
D Ma questi corpetti li avevate addosso tutto il giorno?
MARGHERITA Tutto il giorno, dalla mattina alla sera e anche alla notte ci legavano a letto i piedi, le spalle, tutto, come il Signore in croce...
D E questo vi faceva male...
MARGHERITA Altroché che mi faceva male! Perché anche una persona che è proprio persa, credo che non gli fa bene trovarsi così.
D Fuori non andavate mai?
MARGHERITA No, fuori non andavamo mai. Non andavo neanche a lavorare io quella volta, perché avevano paura che cominciassimo a rompere...
D Neanche in giardino?
MARGHERITA Sì, in giardino andavamo, ma eravamo legate anche in giardino. Quando erano belle giornate che c'era il sole ci legavano in giardino. Io ero tante volte legata intorno alla panchina, all'albero che c'è in corte. Mi legavano sempre li.
D Perché vi legavano?
MARGHERITA Perché quella volta si vede che non c'era quella cura come adesso, si, c'era ma si vede che il professore di prima non la usava. Invece adesso è venuto Basaglia e quella cura che fa adesso ha migliorato al cento per cento l'ospedale.
D Adesso è tutto aperto, lei può andare e venire quando vuole?
MARGHERITA Si, adesso si, mentre prima non potevo,non ci lasciavano.
D Ma come vi legavano?
MARGHERITA Col corpetto, colla camicia di forza. Dopo anche i piedi ci legavano. A me mi legavano i piedi con le cinghie di cuoio.
D Perché?
MARGHERITA Perché saltavo, ero discola, saltavo, mi piaceva, insomma loro credevano che fossi cosi ammalata e mi legavano. Quella volta non si poteva accusare a un medico: guardi che quell'infermiera ci maltratta che subito ci legavano, dovevamo lasciare che ci trattino come vogliono loro e tacere. Adesso invece è tutto differente.
D Insomma c'era un senso di ribellione dentro e non potevate sfogarvi.
MARGHERITA Si. Perché avevamo anche paura di venir legate e dopo ci facevano anche delle maschere... D Maschere come?
MARGHERITA Ci mettevano un lenzuolo bagnato intorno alla faccia e dopo stringevano forte, forte e ci buttavano acqua sulla faccia, roba che restiamo morte!
D Questo è successo anche a lei?
MARGHERITA Anche a me sì, purtroppo è successo anche a me. E dopo dormivo anche in gabbia chiusa di notte.
D Come in gabbia?
MARGHERITA Perché avevamo i letti con la rete intorno e c'erano i lucchetti parte per parte, ed io ero chiusa dentro.
D Come un uccello o un leone...
MARGHERITA Allora qualche volta mi ribellavo siccome ero stufa di stare chiusa, e siccome c'era lo spago allora cominciavo a slegare la rete per scappare fuori, perché loro non volevano aprirmi...
D E quanto tempo ci stava dentro a questa gabbia che copriva il letto?
MARGHERITA Per tutta la notte. Andavamo a dormire alle sei di sera, fino alla mattina.
D Che stato d'animo le dava il fatto di stare dentro alla gabbia?
MARGHERITA Mi faceva male perché vedevo che tutti erano liberi e io sola chiusa nella gabbia...
D E allora cosa faceva, gridava?
MARGHERITA Si, gridavo e dopo disfavo la rete per scappare fuori, camminavo con la rete, la portavo coi piedi per venire fuori...
D E più ne faceva, più gli altri pensavano che lei fosse ammalata?
MARGHERITA Si, e dopo ci legavano. Se facevamo qualcosa di più ci legavano cosi non potevamo muoverci...
D Sicché quando hanno levato le reti...
MARGHERITA Abbiamo pensato che ci pareva una cosa strana dopo tanti anni trovarci cosi e tutto ad un tratto cavarci via ci sentivamo sollevati.
D Contenti?
MARGHERITA Contenti e come!
D Vi sarà parso strano andare fuori?
MARGHERITA Sì anche strano perché sempre dentro, dentro, dentro e dopo vedere che hanno tolto le reti, poter camminare...
D E adesso lei cosa fa nella comunità?
MARGHERITA Vado anche a canto due volte alla settimana. Al pomeriggio vado a scuola e come lavoro vado a fare l'elettroencefalogramma. Su in direzione. Metto la cuffia con i diversi elettrodi che si mettono in testa. Come una specie di elettrocardiogramma solo che viene fatto alla testa.
D E fa altri lavori?
MARGHERITA Qui in reparto lavoro sempre ai ferri, perche non posso stare senza far niente se no mi viene il nervoso.
D Lavora all'elettroencefalogramma come impiegata, come assistente?
MARGHERITA Come assistente alla tecnica.
D Ha imparato bene allora...
MARGHERITA Sì e sono gelosa, non voglio insegnarlo a nessuno perché piace a me.
D Questo è il suo lavoro, poi come attività di svago va alla musica?
MARGHERITA Sì, vado alla musica e due volte alla settimana abbiamo canto e al sabato c'è il cinema e la domenica il ballo e facciamo qualche gita...
D Secondo lei una volta per quale ragione vi legavano?
MARGHERITA Una volta ci legavano perché non c'era la cura che si fa adesso. Sì, c'era ma non la usavano.
D Adesso che si fa la cura, non si lega più. Allora per lei le pillole sono come il corpetto?
MARGHERITA Penso di sì, perché quelle tengono calmi. Se non basta una gliene dà due, tre e intanto la persona si calma...
D Quindi se non ci fossero le pastiglie sarebbe come prima...
MARGHERITA Sarebbe come prima. Basta vedere come basta una parola e subito cominciano a saltare su...
D Senta, ma lei adesso prende pastiglie?
MARGHERITA Io no.
D E una volta era legata. E allora?
MARGHERITA Una volta ci facevano ben altro, ci facevano l'elettroshock...
D Ma non crede che il fatto di essere libera, di andare a lavorare, di non essere più legata, costretta, sia stato questo che le ha fatto bene?
MARGHERITA Questo sì è stato.
D O le medicine?
MARGHERITA No, non è stato questo perché io non prendo più medicine eppure... mi sento meglio.
D Allora bisogna pensare che sia stato questo senso di libertà...
MARGHERITA Sì, il senso di libertà, perché una persona a trovarsi chiusa viene il nervoso anche se non lo è nervosa, trovarsi chiusa, vedere che non può far questo e quell'altro e invece si sente di fare...
D Ci sono altre ammalate qui che erano come lei costrette?
MARGHERITA Si, ce ne sono diverse, adesso vanno a lavorare, al bar, al cinema.
(...)

Nessun commento:

Posta un commento