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1 agosto 2018

Harry Potter e il calice di fuoco - Joanne Kathleen Rowling

Harry Potter e il calice di fuoco - Joanne Kathleen Rowling

(…)
Harry rimase là dov'era, conscio che tutte le teste nella Sala Grande si erano voltate a guardarlo. Era esterrefatto. Tramortito. Stava sognando. Non aveva sentito bene.
Non ci furono applausi. Un brusio come di api infuriate invase la Sala; alcuni studenti si alzarono per vedere meglio Harry, seduto al suo posto come paralizzato.
Al tavolo degli insegnanti, la professoressa McGranitt era scattata in piedi e aveva oltrepassato rapida Ludo Bagman e il professor Karkaroff per parlottare concitata col professor Silente, che tese l'orecchio verso di lei, accigliato.
Harry si voltò verso Ron e Hermione; oltre le loro teste, vide tutti i Gri-fondoro che lo fissavano a bocca aperta.
«Non ho messo il mio nome nel Calice» disse Harry, con aria assente. «Voi lo sapete che non l'ho fatto».
Tutti e due si limitarono a restituirgli uno sguardo vacuo.
Al tavolo principale, il professor Silente si era alzato in piedi e aveva fatto un cenno alla professoressa McGranitt.
«Harry Potter!» esclamò di nuovo. «Harry! Vieni qui, per favore!»
«Vai» sussurrò Hermione, dando una spintarella a Harry.
Harry si alzò, inciampò nell'orlo dell'abito e barcollò un po'. S'incammi-nò lungo lo spazio tra il tavolo di Grifondoro e quello di Tassorosso. Gli parve un percorso infinitamente lungo; il tavolo principale non sembrava affatto avvicinarsi, e sentiva centinaia e centinaia di occhi fissi su di lui, come tanti riflettori. Il brusio divenne sempre più intenso. Dopo quella che gli parve un'ora, si trovò di fronte a Silente, con gli sguardi di tutti gli altri insegnanti puntati addosso.
«Bene... oltre quella porta, Harry» disse Silente. Non sorrideva.
Harry oltrepassò il tavolo. Hagrid era seduto proprio alla fine. Non gli fece l'occhiolino né gli rivolse uno dei suoi soliti cenni di saluto: sembrava totalmente sbalordito, e si limitò a fissarlo come tutti gli altri. Harry varcò la soglia e si ritrovò in una stanza più piccola, tappezzata di ritratti di ma-ghi e streghe. Un bel fuoco scoppiettava nel camino davanti a lui.
Al suo ingresso le facce nei ritratti si voltarono a guardarlo: una strega raggrinzita scivolò addirittura fuori dalla cornice del suo quadro ed entrò in quello accanto, che ospitava un mago coi baffoni da tricheco. La strega avvizzita prese a sussurrargli all'orecchio.
Viktor Krum, Cedric Diggory e Fleur Delacour erano riuniti attorno al fuoco. Erano stranamente impressionanti, stagliati contro le fiamme. Krum, ingobbito e imbronciato, era appoggiato al camino, un po' discosto dagli altri due; Cedric stava in piedi con le mani dietro la schiena e fissava il fuoco; Fleur Delacour si voltò quando Harry entrò, e gettò indietro il manto di lunghi capelli argentei.
«Che cosa suscede?» disse. «Noi si ritorna in Sala?»
Pensava che fosse venuto a portare un messaggio. Harry non sapeva co-me spiegare l'accaduto e rimase lì, a guardare i tre campioni. Fu colpito dal fatto che erano tutti molto alti.
Alle loro spalle si sentì uno scalpiccio, e Ludo Bagman entrò nella stan-za. Prese Harry per il braccio e lo spinse in avanti.
«Straordinario!» mormorò, strizzandogli il braccio. «Assolutamente straordinario! Signori... signora» aggiunse, avvicinandosi al fuoco e rivol-gendosi agli altri tre. «Posso presentarvi - per quanto incredibile possa sembrare - il quarto campione del Tremaghi?»
Viktor Krum si raddrizzò e scrutò Harry; la sua faccia arcigna si rabbuiò ulteriormente. Cedric sembrava disorientato: guardò Bagman, Harry, e poi di nuovo Bagman come se non fosse sicuro di aver capito bene. Fleur De-lacour, invece, scosse i capelli sorridendo e disse: «Oh, è molto divertente, Monsieur Bagman».
«Scherzo?» ripeté Bagman, stupito. «No, no, nient'affatto! Il nome di Harry è appena uscito dal Calice di Fuoco!»
Le folte sopracciglia di Krum si contrassero appena. Cedric sembrava ancora educatamente perplesso.
Fleur si accigliò. «Ma c'è uno sbalio, no?» disse sdegnosamente a Bag-man. «Lui non può ontrare in gara. È troppo piccolo».
«Be'... è sconcertante» disse Bagman, strofinandosi il mento liscio e sor-ridendo a Harry. «Ma come sapete, il limite di età è stato imposto solo quest'anno come ulteriore misura di sicurezza. E visto che il suo nome è uscito dal Calice... voglio dire, non credo che ci si possa tirare indietro a questo punto... è scritto nelle regole, siete obbligati... Harry dovrà fare del suo meglio...»
La porta alle loro spalle si aprì di nuovo, lasciando entrare una piccola folla: il professor Silente, seguito da vicino dal signor Crouch, dal profes-sor Karkaroff, da Madame Maxime, dalla professoressa McGranitt e dal professor Piton. Harry udì il sonoro brusio proveniente dalla Sala prima che la McGranitt chiudesse la porta.
«Madame Maxime!» esclamò subito Fleur, marciando verso la sua Pre-side. «Si disce che anche questo ragazzino sarà in gara!»
Da qualche parte sotto la torpida incredulità Harry provò uno spasmo di rabbia. Ragazzino?
Madame Maxime si erse in tutta la sua considerevole altezza. La sommi-tà della sua bella testa sfiorò il candeliere carico di ceri, e il suo gigantesco petto foderato di satin nero si sollevò.
«Che cosa vuole dire tutto questo, Silonte?» chiese imperiosa.
«Vorrei saperlo anch'io, Silente» disse il professor Karkaroff. Aveva un sorriso gelido, e i suoi occhi azzurri erano pezzetti di ghiaccio. «Due cam-pioni per Hogwarts? Non ricordo che nessuno mi abbia detto che alla scuo-la ospite sono concessi due campioni... o non ho letto le regole abbastanza attentamente?»
Scoppiò in una breve risata cattiva.
«C'est impossible» disse Madame Maxime, con la mano enorme coperta di splendidi opali posata sulla spalla di Fleur. «Hogvàrts non può avere due campioni. È assolutamonte ingiusto».
«Eravamo convinti che la tua Linea dell'Età dovesse tenere alla larga i concorrenti più giovani, Silente» disse Karkaroff, il sorriso gelido ancora al suo posto, anche se i suoi occhi erano più freddi che mai. «Altrimenti, è ovvio, avremmo portato una più ampia delegazione di candidati dalle no-
stre scuole».
«Non è colpa di nessuno se non di Potter, Karkaroff» intervenne Piton a bassa voce. I suoi occhi neri ardevano di malevolenza. «Non incolpare Si-lente per l'ostinazione che Potter dimostra nell'infrangere le regole. Passa i limiti fin da quando è arrivato qui...»
«Grazie, Severus» disse Silente con decisione, e Piton tacque, anche se i suoi occhi scintillavano maligni attraverso lo schermo degli unti capelli ne-ri.
Il professor Silente stava guardando Harry, che sostenne il suo sguardo, cercando di decifrarne l'espressione oltre le lenti a mezzaluna.
«Hai messo il tuo nome nel Calice di Fuoco, Harry?» gli chiese calmo Silente.
«No» rispose Harry. Sentiva che tutti lo osservavano con grande atten-zione. Nell'ombra, Piton emise un piccolo sbuffo di impaziente incredulità.
«Hai chiesto a uno studente più grande di metterlo nel Calice di Fuoco per conto tuo?» chiese il professor Silente, ignorando Piton.
«No» rispose Harry con veemenza.
«Ah, ma lui dice falso, naturalmonte!» gridò Madame Maxime. Piton scosse la testa, arricciando le labbra.
«Non avrebbe potuto attraversare la Linea dell'Età» disse secca la pro-fessoressa McGranitt. «Sono sicura che siamo tutti d'accordo su questo punto...»
«Silonte ha fatto un sbalio con la linea» intervenne Madame Maxime, alzando le spalle.
«È possibile, naturalmente» disse Silente in tono educato.
«Silente, sa benissimo che non ha commesso un errore!» esclamò la pro-fessoressa McGranitt furiosa. «Insomma, che sciocchezza! Harry non a-vrebbe potuto oltrepassare la linea, e dal momento che il professor Silente crede che non abbia convinto un altro studente a farlo al posto suo, sono sicura che questo dovrebbe bastare anche a chiunque altro!»
(...)

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