Vignetta di Mauro Biani per "il manifesto"
RAZZISMO,
CONTAGIO IN REDAZIONE
NORMA RANGERI
Eppure
una strage è una strage. Che non possiamo derubricare a dato statistico,perché mette
in evidenza le condizioni di lavoro e di vita di decine di migliaia di persone.
I problemi dei braccianti e del caporalato si conoscono da troppo tempo, esiste
perfino una legge, mai applicata. Siamo curiosi di vedere cosa farà l’attuale
governo per contrastare una piaga che dovrebbe farci vergognare davanti al mondo
intero.
Ma nel
frattempo, nelle redazioni dei giornali, dei Tg, dei siti internet dovrebbero interrogarsi,
ponendosi una semplice domanda: «Stiamo diventando razzisti e neppure ce ne
rendiamo conto?»
Qualcuno
vedendo la nostra prima pagina di ieri avrà pensato,ecco il solito manifesto
terzomondista che dà maggior risalto all’incidente di Foggia. Solo che quello che
è accaduto a Foggia non poteva e non doveva essere raccontato dai media come un
fatto qualsiasi. Perché non è stato un semplice incidente - seppure
spettacolare e con un morto come quello avvenuto sulla A1 di Bologna - ma una
autentica strage: 12 morti. Che vanno
ad
aggiungersi ai quattro migranti morti nei giorni passati. Uniti dalla stessa
fine, erano tutti braccianti, e tutti africani. E così sono stati trattati dai
siti per tutta la giornata e da larga parte dei quotidiani del giorno dopo.
Alcune
testate, qualcuna scontata altre inaspettate, hanno giudicato la notizia neppure
degna della prima pagina.
Domando: cosa sta succedendo a questo paese e al nostro giornalismo se si arriva al punto di non di non riuscire a valutare le notizie? Perchè se noi sopravalutiamo, altri minimizzano, nascondono, censurano, sorvolano.
Domando: cosa sta succedendo a questo paese e al nostro giornalismo se si arriva al punto di non di non riuscire a valutare le notizie? Perchè se noi sopravalutiamo, altri minimizzano, nascondono, censurano, sorvolano.
Perciò
domando ancora: se invece di 12 uomini, di pelle nera fossero stati dodici ragazzi
italiani di pelle bianca, l’incidente sarebbe salito nella pubblica
considerazione o no? Possiamo scommettere che tutti i media - compresi
quotidiani razzisti e fascistoidi - avrebbero messo la notizia di apertura,
accompagnata da commenti indignati.
La
realtà è che il liquame razzista venuto a galla con l’exploit della Lega, sta
diventando un’onda che tocca e coinvolge tutti. Compresi quelli che dovrebbero essere
considerati democratici e progressisti. E’ come una malattia che sta contagiando
buona parte dell’opinione pubblica e in particolare contribuisce a plasmarla.
Nei quotidiani si conferma la regola del mercato. Detto che quello delle
edicole è in pesante flessione, essere dalla parte degli immigrati fa vendere di
meno, non è gradito dall’elettore-lettore?
Di
questi tempi di sovranismo crescente e sempre più aggressivo, non porta consensi.
Anzi, il contrario. Altrimenti il gradimento e la popolarità di papa Bergoglio
non sarebbe passata da un 88 per cento di consensi tra la popolazione a un 71
per cento e proprio a causa - hanno spiegato i ricercatori - delle sue posizioni
sui migranti. Tra l’altro molto alta nella decrescita dai consensi, la percentuale
dei giovani.
Se
persino la popolarità del pontefice è fortemente intaccata dalla cultura del «prima
gli italiani» viene da pensare che il timore della impopolarità per chi punta
su questi argomenti ha una sua ragion d’essere.
Focalizzare
l’attenzione sull’immigrazione non fa aumentare le vendite - i migranti, pagati
pochi euro per spaccarsi la schiena a raccogliere pomodori non leggono i giornali.
E così il
razzismo
mediatico si insinua anche in redazione. La paura del nero non solo è contagiosa,ma
condiziona le scelte per tutti.
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