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9 settembre 2018

da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa

opera di Peregrine Heathcote
da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa
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Arrivarono a Miami alle prime luci dell’alba. All’aeroporto, Chabela andò a ritirare l’automobile che aveva affittato da Lima e, siccome a quell’ora c’era poco traffico, raggiunsero in breve tempo la casa di Luciano, in un palazzo di Brickell Avenue affacciato sul mare e su Key Biscayne. Il portiere con divisa e cappello che parlava con l’accento cubano scaricò le valigie e le accompagnò all’appartamento, un attico moderno con vista panoramica sulla spiaggia. Marisa c’era già stata una volta, facendo tappa per New York, ma erano passati due anni. Le parve che vi fossero dei quadri nuovi alle pareti – tra gli altri il Lam che prima avevano nella casa di Lima, al quale se n’era aggiunto uno di Soto e un disegni di Morales - e che avessero cambiato l’arredamento.
- E’ venuto benissimo, Chabelita, - disse. - Come è bello il mare da qui. Andiamo sul terrazzo.
Il portiere aveva lasciato le valigie nell’ingresso. A quell’ora del mattino la vista dal terrazzo, con la luce incerta, le chiome degli alberi, la lunga fila di palazzi di Kek Biscayne e lòa schiuma bianca delle onde che increspava simmetricamente la superficie verde-azzurro dell’oceano, era eccezionale.
- Se ti va, possiamo riposare un po’ e poi scendere in spiaggia a fare un bagnetto, - disse Chabela; Marisa ebbe un tuffo al cuore sentendo l’amica che le parlava all’orecchio, introducendovi l’alito tiepido insieme alle parole. L’aveva presa per i fianchi e la stringeva a sé.
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Traduzione di Federica Niola, Giulio Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016

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