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1 settembre 2018

da “Gli amori difficili" – Italo Calvino

Fernando Botero- Donna che si spoglia
da “Gli amori difficili" – Italo Calvino
L'avventura di un bandito, (1949)

L'importante era non farsi arrestare subito. Gim s'appiattì nel vano d'una porta, i poliziotti sembrava corressero diritto, invece a un tratto sentì i loro passi tornare indietro, voltare per il vicolo. Saltò via di corsa, a balzi leggeri.
- Fermati o spariamo, Gim!
«Ma và, bravo, spariamo!» pensava lui, e già era fuori tiro, a gran spinte di piede sull'orlo dei gradini acciottolati, giù per le sbilenche vie della città vecchia. Sopra la fontana saltò la ringhiera della rampa, poi fu sotto l'arcata che ingigantiva il battere dei passi. Tutto il giro che gli veniva in mente era da scartare: non Lola, non Nilde, non Renée. Tra poco quelli
sarebbero stati dappertutto, a bussare alle porte. Era una notte tenera, con nuvole così chiare che sarebbero andate bene anche di giorno, sopra gli archi campati alti sui vicoli.
A sboccare nel le vie larghe della città nuova, Mario Albanesi detto Gim Bolero frenò un po' il suo abbrivio, rincalzò dietro le orecchie le filze di capelli che gli erano cadute sulle tempie. Non si sentiva un passo. Traversò deciso e discreto, arrivò al portone dell'Armanda, salì. A quest'ora certo non aveva più nessuno e dormiva; Gim bussò con forza.
- Chi c'è? - fece dopo un po' una stizzosa voce d'uomo. - A quest'ora si dorme... - Era Lilin.
- Apri un momento, Armanda, sono io, sono Gim, - fa lui, non forte, ma deciso.
Armanda si rivolta nel letto: - Uh, Gim, bello, adesso ti apro, uh, c'è Gim -. S'attacca al tirante a capo del letto che fa aprire la porta, e tira.
La porta scatta, docile; Gim va per il corridoio, a mani in tasca, entra in camera. Nel grande letto d'Armanda il corpo di lei, dagli alti rilievi del lenzuolo, sembra lo occupi tutto. Sul guanciale, la faccia senza trucco, sotto la frangetta nera, si lascia andare in borse e rughe. Più in là, come in una grinza della coperta a un lato del letto, c'è coricato suo marito Lilin, e sembra voglia sprofondare nel guanciale con la sua piccola faccia bluastra per riacchiappare il sonno interrotto.
Lilin deve aspettare che l'ultimo cliente se ne sia andato per potersi mettere a letto e smaltire il sonno di cui si carica nelle sue pigre giornate. Non c'è niente al mondo che Lilin sappia o voglia fare; basta che abbia da fumare è tranquillo. Armanda non può dire che Lilin le costi, tranne che per i pacchi di tabacco che brucia in capo a un giorno. Esce col suo pacco il mattino, si siede dal ciabattino, dal rigattiere, dal fumista, arrotola una cartina dopo l'altra e fuma, seduto su quegli sgabelletti da bottega, le lunghe mani lisce da ladro sui ginocchi, lo sguardo smorto, sentendo tutti come una spia, non mettendo quasi mai bocca nei discorsi se non per brevi frasi e inaspettati sorrisi storti e gialli.
(…)

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