dipinto di Aldo Balding
da “Gli amori
difficili”. L'avventura di un
impiegato, (1953) – Italo
Calvino
(…)
Sbarbato, uscì. La
città era animata e sonora, i vetri erano corsi da lampi d'oro, l'acqua volava
sulle fontane, le aste dei tram scoccavano scintille sopra i fili. Enrico Gnei
andava come in cresta a un'onda, alternando in cuore slanci e languori.
- Ma tu sei Gnei!
- Ma tu sei Bardetta!
Aveva incontrato un
antico compagno di scuola, che non vedeva da dieci anni. Si dissero le frasi
che s'usa, di quanto tempo era passato, di come non erano cambiati. In verità
Bardetta era piuttosto ingrigito, e l'espressione volpina e un po'"viziosa
del suo viso s'era accentuata. Gnei sapeva che Bardetta era negli affari, ma
aveva avuto trascorsi poco chiari e da tempo stava all'estero.
- Sei sempre a
Parigi?
- Venezuela. Ora
riparto. E tu?
- Sempre qui, - e gli
venne suo malgrado un sorriso impacciato, come si vergognasse della sua vita sedentaria,
e insieme s'indispettì perché non gli riusciva di far comprendere a prima vista
che la sua esistenza era in realtà la più piena e soddisfatta che si potesse
immaginare.
- E ti sei sposato? -
chiese Bardetta.
A Gnei questa parve
l'occasione per rettificare quella prima impressione. - Scapolo! - disse. –
Sempre scapolo sono, eh, eh! Teniamo duro! - Ecco: Bardetta, uomo
spregiudicato, in procinto di ripartire per l'America, senza più legami con la
città e i suoi pettegolezzi, era la persona ideale con cui Gnei avrebbe potuto
dar libero corso alla sua euforia, l'unico cui poteva confidare il suo segreto.
Anzi, con lui avrebbe potuto esagerare un po', parlare della sua avventura di
quella notte come d'un fatto per lui abituale. - Proprio così, - insistette, -
vecchia guardia degli scapoli, noialtri, no? – volendo richiamarsi alla fama di
frequentatore di ballerine che Bardetta aveva un tempo.
E già studiava la
frase con cui sarebbe entrato in argomento, qualcosa come: «Sai, giusto
stanotte, per esempio...»
- Io, veramente,
ormai, - fece Bardetta, con un sorriso un po’ timido, - sai, sono padre di
famiglia, ho quattro figli...
Il Gnei raccolse la
battuta mentre stava ricreandosi intorno l'atmosfera d'un mondo del tutto spregiudicato
e epicureo; e ne restò un po' disorientato. Fissò Bardetta; solo allora
s'accorse del suo aspetto gualcito, male in arnese, della sua aria preoccupata
e stanca. - Ah, quattro figli... - disse, in tono opaco, - complimenti! E come
te la passi, laggiù?
- Mah... C'è poco da
fare... Dappertutto è lo stesso... Tirare avanti... mantenere la famiglia... –
e allargò le braccia con un'aria da vinto.
A Gnei, per quella
sua umiltà istintiva, venne compassione e rimorso: come aveva potuto pensare di
millantare le proprie fortune per far colpo su uno straccio d'uomo come quello?
- Oh, ma anche qui, tu sapessi, - s'affrettò a dire, tornando a cambiar tono, -
si tira la carretta, così, un giorno dopo l'altro...
- Ebbene, speriamo
che un giorno vada meglio...
- Speriamo sì...
(…)
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