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4 settembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un impiegato, (1953) – Italo Calvino

dipinto di Aldo Balding
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un impiegato, (1953) – Italo Calvino
(…)
Sbarbato, uscì. La città era animata e sonora, i vetri erano corsi da lampi d'oro, l'acqua volava sulle fontane, le aste dei tram scoccavano scintille sopra i fili. Enrico Gnei andava come in cresta a un'onda, alternando in cuore slanci e languori.
- Ma tu sei Gnei!
- Ma tu sei Bardetta!
Aveva incontrato un antico compagno di scuola, che non vedeva da dieci anni. Si dissero le frasi che s'usa, di quanto tempo era passato, di come non erano cambiati. In verità Bardetta era piuttosto ingrigito, e l'espressione volpina e un po'"viziosa del suo viso s'era accentuata. Gnei sapeva che Bardetta era negli affari, ma aveva avuto trascorsi poco chiari e da tempo stava all'estero.
- Sei sempre a Parigi?
- Venezuela. Ora riparto. E tu?
- Sempre qui, - e gli venne suo malgrado un sorriso impacciato, come si vergognasse della sua vita sedentaria, e insieme s'indispettì perché non gli riusciva di far comprendere a prima vista che la sua esistenza era in realtà la più piena e soddisfatta che si potesse immaginare.
- E ti sei sposato? - chiese Bardetta.
A Gnei questa parve l'occasione per rettificare quella prima impressione. - Scapolo! - disse. – Sempre scapolo sono, eh, eh! Teniamo duro! - Ecco: Bardetta, uomo spregiudicato, in procinto di ripartire per l'America, senza più legami con la città e i suoi pettegolezzi, era la persona ideale con cui Gnei avrebbe potuto dar libero corso alla sua euforia, l'unico cui poteva confidare il suo segreto. Anzi, con lui avrebbe potuto esagerare un po', parlare della sua avventura di quella notte come d'un fatto per lui abituale. - Proprio così, - insistette, - vecchia guardia degli scapoli, noialtri, no? – volendo richiamarsi alla fama di frequentatore di ballerine che Bardetta aveva un tempo.
E già studiava la frase con cui sarebbe entrato in argomento, qualcosa come: «Sai, giusto stanotte, per esempio...»
- Io, veramente, ormai, - fece Bardetta, con un sorriso un po’ timido, - sai, sono padre di famiglia, ho quattro figli...
Il Gnei raccolse la battuta mentre stava ricreandosi intorno l'atmosfera d'un mondo del tutto spregiudicato e epicureo; e ne restò un po' disorientato. Fissò Bardetta; solo allora s'accorse del suo aspetto gualcito, male in arnese, della sua aria preoccupata e stanca. - Ah, quattro figli... - disse, in tono opaco, - complimenti! E come te la passi, laggiù?
- Mah... C'è poco da fare... Dappertutto è lo stesso... Tirare avanti... mantenere la famiglia... – e allargò le braccia con un'aria da vinto.
A Gnei, per quella sua umiltà istintiva, venne compassione e rimorso: come aveva potuto pensare di millantare le proprie fortune per far colpo su uno straccio d'uomo come quello? - Oh, ma anche qui, tu sapessi, - s'affrettò a dire, tornando a cambiar tono, - si tira la carretta, così, un giorno dopo l'altro...
- Ebbene, speriamo che un giorno vada meglio...
- Speriamo sì...
(…)

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