Felice Boselli -Dispensa con ortaggi funghi selvaggina testa di vitello
da “I
segreti della tavola di Montalbano” – Stefania Campo
Camilleri
ha creato un intero mondo immaginario che trova tuttavia corrispondenze precise
con paesini siciliani, luoghi e personaggi tutt’altro che irreali. Sono
numerosissime le località e trattorie dell’agrigentino citate nei romanzi: Da
Cosma e Damiano a Fanfara, Da Filippo che si mancia bene, un’osteria
sulla strada di Fiacca, Giugiù ù carritteri, sulla strada per Giardina, Il
ristoro del camionista, su quella per Montelusa; e ancora La cacciatora,
l’osteria a Joppolo Giancaxio, il ristorante a Caltabellotta, quello
consigliato da Ingrid, Da Peppino a Racalmuto, la Trattoria di
Santino a Mascalippa, l’osteria vicino al bar di Marinella. Tutti nomi di
fantasia che alludono chiaramente a località reali: Montelusa è Agrigento, un
piccolo furto a Pirandello che l’autore dichiara apertamente; Vigàta invece è
una sua invenzione, per la quale Camilleri non è debitore a nessuno. Fela è Gela,
Fiacca è Sciacca, Sampedusa è Lampedusa, ecc. L’autore in modo divertente ne ha
semplicemente modificato i nomi:“Mi capita questa cosa, che io le storie non
me le so inventare di sana pianta; ho bisogno di una spinta di verità”.
A questa
mappa geografica corrisponde un itinerario gastronomico da cui emerge la varietà
della tradizione culinaria siciliana, con riferimenti che rievocano l’antica
Grecia, la tradizione araba e spagnola, ma anche la cucina francese, quella dei
Monsù. Le caratteristiche dei piatti cambiano in relazione alle zone
dove il commissario si ferma a mangiare; a ognuna corrisponde un piatto tipico,
così che nella parte occidentale dell’isola
troviamo
le pietanze che maggiormente hanno risentito dell’influenza araba, sulle coste
si gustano piatti prevalentemente a base di pesce, mentre all’interno
padroneggiano ottime pietanze a base di carne, legumi e formaggi, e in generale
cibi legati alla cultura contadina.
Nel
rintracciare i luoghi che hanno ispirato lo scrittore, imbattersi nelle stesse
trattorie dei romanzi e ordinare le medesime pietanze, l’importante è che la
ricerca sia fatta alla maniera di Montalbano, ripercorrendo cioè le strade
secondarie che conducono alla scoperta della Sicilia più aspra e incontaminata;
è risaputo infatti che il commissario detesta le autostrade e le strade a
scorrimento veloce: “…decise invece di tagliare trasversalmente
l’isola trovandosi così a percorrere, fin dai primi chilometri, straduzze lungo
le quali i superstiti contadini interrompevano il travaglio per taliare,
stupiti, quell’auto azzardosa che passava da lì.(…) Quella però era la
Sicilia che piaceva al commissario, aspra, di scarso verde, sulla quale
pareva (ed era) impossibile campare e dove ancora c’era qualcuno, ma
sempre più raro, con gambali, coppola e fucile in spalla, che lo
salutava da sopra la mula portandosi due dita alla pampèra”. (La voce
del violino)
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