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27 ottobre 2018

da "Il figlio maschio" - Giuseppina Torregrossa

da "Il figlio maschio" - Giuseppina Torregrossa

La stanza era calda, l’aria secca smossa da un venticello lieve. Spaghetti, linguine, margherite, mafalde, busiate e bucatini pendevano da lunghe canne di bambù appese al soffitto, e, con le loro ombre, disegnavano reticoli filiformi sulle pareti bianche.
«È come stare dentro a un caleidoscopio» disse Concetta incantata da quella giostra intessuta di chiaroscuri.
La figlia sbuffò: «T’assicuro la magia! Specie quando devo trasportare sulle spalle venti chili per volta di pasta secca…».
“Com’è acida” pensò la madre e non aggiunse altro.
Non c’erano sedie. Concettina impilò due sacchi gonfi di grano e invitò l’altra ad accomodarsi. Si trovarono vicine e rimasero per un po’ a fissare la parete di fronte.
«Voglio andare a Palermo» disse infine Concetta.

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