Lucio Fontana - Concetto spaziale. Attese, 1967. Idropittura su tela, 65 x 54,3 cm. Museum Frieder Burda, Baden-Baden.
Accade - Enzo Montano
poiché ogni partito
non è che una nomenclatura di classe, è evidente che per il partito che si
propone di annullare la divisione in classi, la sua perfezione e compiutezza
consiste nel non esistere più perché non esistono classi e quindi loro espressioni.
Antonio Gramsci – da Quaderni dal carcere
Accade
che in queste ultime settimane si sviluppi un ampio, ma poco profondo,
dibattito intorno alla Legge di bilancio 2019. Improvvisamente una moltitudine
di persone si è cimentata in disquisizioni dotte in materia di economia. Questo
accade nelle discussione di piazza e nei bar, come tempo fa si faceva con il
calcio, ma il dibattito è più acceso sui social network.
Personalmente
dichiaro subito la mia estraneità alle materie economiche pur ammettendo una minima
capacità nel saper riconoscere le notizie vere da quelle false, spesso, queste
ultime, confezionate dai numerosi professionisti della propaganda che collaborano
con il governo (quindi pagati con soldi pubblici). Spesso mi capita di
intervenire nelle discussioni che si sviluppano su face book e, troppo
frequentemente, noto un atteggiamento non favorevole a una discussione
costruttiva. E’ sempre più evidente che si tende a indossare una maglia da
tifoso piuttosto che esprimere idee da libero cittadino sulle questioni in
discussione. Ragion per cui il più delle volte saluto e abbandono la
discussione un attimo prima che sfoci in offese.
Gli
stessi temi sono affrontati e discussi quotidianamente anche in televisione nei
numerosi talk show. Bene, posso tranquillamente affermare che raramente si
riesce fare una distinzione tra i dibattiti televisivi, di piazza o dei bar. In
televisione noto un’aggravante insopportabile: giornalisti o sono accondiscendenti con il potere
(qualsiasi colore esso abbia) oppure indossano la maglia di una parte politica
(trasformandosi da fieri oppositori a sostenitori strenui) tanto sfacciatamente
quanto insopportabilmente per chi concepisce il giornalismo al servizio di
un’informazione il più possibile neutra e che offra spunti di riflessione
piuttosto che dispensare presupposti e conclusioni precotte e confezionate.
Questo però è un tema che dovrebbe interessare soprattutto la categoria dei
giornalisti, anche alla luce dell’inarrestabile calo di vendite di giornali che
non è tutto dovuto alla diffusione di internet.
Tornando
alla Legge di bilancio, uno dei principali provvedimenti, e delle discussioni,
è il sostegno alle persone meno fortunate, denominato “reddito di cittadinanza”.
Senza entrare nel dettaglio, voglio soffermarmi sul principio generale che ne è
alla base: interventi, cioè, a favore delle famiglie senza reddito, dei
disoccupati, di chi ha perso il lavoro e ne cerca un altro, delle pensioni di
importi assurdamente inadeguati, ecc.
Certamente
il provvedimento ha delle debolezze anche perché non è chiara la sua
articolazione data la vasta gamma di dichiarazioni contraddittorie dei
rappresentanti della maggiore forza di governo, certamente andrebbe inserito in
un contesto più ampio e da riorganizzare; ma nessuno può dire che non si tratta
di un provvedimento a favore dei cittadini, e neanche si può dire che non è un
provvedimento di sinistra, se alla parola “sinistra” si attribuisce il suo
significato storico. Le domande che pongo a me stesso e ai tanti rappresentati
della sinistra e del Partito Democratico (la distinzione non è casuale) sono le
seguenti:
Perché
non ci avete pensato voi?
Perché
non vi siete accorti che il Reddito di inclusione, gli 80 euro, i vari bonus
erano del tutto insufficienti in un Paese dalle forti tensioni sociali e per il
gran numero di famiglie che vive in povertà? Non erano, queste, misure
elettorali?
Perché
la scellerata riforma del lavoro che non ha fatto altro che immettere nel
circuito del profitto decine e decine di miliardi, senza un reale vantaggio per
i lavoratori?
Perché
non avete dato il giusto rilievo alle questioni ambientali?
Perché
avete abbandonato il vostro elettorato di riferimento?
Perché
avete consentito una forma di becero populismo di governo da parte di Renzi? Le
critiche all’Europa, ai vincoli di bilancio. Che è esattamente la stessa cosa
fanno Salvini e Di Maio.
Cosa
dire poi della brillante acume politico di addossare la colpa dei risultati
elettorali agli elettori? “Gli elettori non hanno capito la riforma
costituzionale”, “Gli elettori non hanno capito quello che abbiamo fatto”.
Perché
pensare che spostare la discussione politica dai territori alle leopolde o agli
intercity fosse un vantaggio?
Perché
non avete visto quello che per tutti era evidente: che SI ANDAVA A SBATTRE
CONTRO UN MURO?
Perché
la vostra opposizione si riduce a sterili contrapposizioni verbali?
Io
ho visto una élite che, guidata da un capo borioso, si autocelebrava al di
fuori di ogni realtà, un gruppo dirigente come fosse su un’isola d’oro e che
non si accorgeva della marea di merda che montava tutt’intorno (chiedo scusa
per il francesismo, ma credo renda l’idea). Dopo il 4 marzo scorso si può dire
che non ero il solo a pensarla così.
Quando
e se si darà risposta e quando si sarà fatta una necessaria autocritica
profonda e dolorosa, forse si comprenderanno le ragioni di una sconfitta dalle
dimensioni di una catastrofe e la conseguente necessità di sciogliere il
Partito Democratico e avviare, finalmente il processo fondativo di un vero
partito.
Quello
che invece registro, da parte della dirigenza delle forze (per così dire) di
centro sinistra, e del Partito Democratico è in perfetta continuità con il passato
recente. Non si ammettono gli errori, si continua a dire “noi abbiamo fatto”,
“noi abbiamo detto”, “noi…”, “noi….”. Sicuramente è un piccolo passo avanti
rispetto a quando si diceva “io”, “io”, “io”, e ancora “io” e sempre “IO”. Ma
tutto qui. Nessun passo avanti.
Nel
campo della sinistra si continuano a registrare polverizzazioni che condanna quella
che era una vasta area politico culturale all’irrilevanza.
Risultato.
Pochi voti, pochi iscritti, poche idee, nessun futuro e si continua ad
arroccarsi su posizioni perdenti. Se la sinistra non comprende che il Partito
Democratico non è più recuperabile, è un’esperienza chiusa, non perché al suo
interno non vi siano persone capaci, oneste, volenterose e con un bagaglio di esperienze
utili al Paese, ma perché quel partito è individuato come la controparte (a
ragione) da chi vive da troppi anni oramai gli effetti di una crisi molto dura
e difficilmente gli elettori potranno cambiare idea se non si offrono
cambiamenti profondi e se non si coinvolgono le basi nelle discussioni, nella
individuazione di obiettivi politici e nella condivisione , nella selezione di
una nuova classe dirigente e anche nella concezione stessa del partito e della
sua forma.
Mandare
continuamente in televisione i vari Migliore, Morani, Marattin, Carbone (il suo
“ciaone” è da riportare nei testi di formazione politica), Ascani, Malpezzi,
Moretti, Rotta, Ricci, ecc. Non ha giovato e non giova. Ad ascoltare loro si
aveva ( e si ha) l’impressione che i confini del mondo sono sovrapponibili a
quelli del Partito Democratico, o della citata isola.
Questo
spiega anche il perché la principale forza di opposizione non si avvantaggia,
come dicono i sondaggi, delle tante discutibili scelte del governo Lega-5
stelle (A tale proposito non mi è mai stato chiaro il perché non si sia tentato
un dialogo col Movimento 5 stelle e si sia preferito, invece, regalarlo alla
Lega di Salvini. Chi ha tratto vantaggio? Il Pd?, L’Italia? Le tensioni
sociali?).
E’
vero, che a breve ci sarà un congresso del Partito Democratico, ma se le
premesse sono quelle che vedo temo si tratterà di una ennesima conta delle
filiere e della chiamata a rapporto di truppe cammellate, assieme a molti
cittadini che ancora sperano, a impolpare le file dei seggi delle primarie
aperte. Altro assurdo: il segretario di un partito eletto da persone
completamente estranee a cui si chiede una semplice dichiarazione di essere
elettore del partito, pur sapendo che tali dichiarazioni molto spesso sono
surrettizie.
Ovviamente
le ragioni di una crisi profonda della sinistra italiana e mondiale vanno ben
oltre e meriterebbero una discussione adeguata e a me piacerebbe partecipare.
Purtroppo non esistono più i luoghi della politica, e se si accetta come
discussione politica quella che si sviluppa in televisione o sul web, a mio
modesto parere non solo è morta la politica, ma rischia di soccombere la stessa
democrazia.
10/11/2018
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