dipinto di Joan Longas
“God Rest Ye Merry, Gentlemen”
– Derek Walcott
Uscito da Jack Delaney’s, in
Sheridan Square,
quella sera d’inverno, cotto,
stagionato nel bourbon,
il corpo rianimato dall’aria
fischiante di neve
che tempestava il Village con
l’annuncio che Cristo è rinato,
barcollavo come ogni ubriaco al
proprio bagliore
verso la Sesta, e mi ghiacciai di
fronte alla traccia
di orme sanguinanti sulla neve
inviolata.
Le seguii fin dove mi portarono, sul
lato
sigillato a lacca di calore umano al
neon,
un diner aperto tutta notte col suo
cuoco saccente,
il mozzicone del suo pollice nel mio
stufato,
e la faccia spappolata di un uomo,
il cui aspetto
confermava che tutto quello, il
bianco-nero di fuori,
era possibile: una bestia si
aggirava nel quartiere,
il sangue rappreso nel suo manto,
inselvatichita
oltre i confini della volontà.
Fuori,
era caduta altra neve. Il mio cuore
si carbonizzò.
Desideravo il buio, un male che
fosse caldo.
Camminando, mi voltavo, fermandomi.
Cos’avevo sentito
ansimarmi alle spalle con un respiro
sbiancante?
Niente. La Sesta Avenue si
spalancava umida e ampia.
La notte era bianca. Non c’era dove
nascondersi.
da Derek Walcott, Nelle vene del mare, a cura di Matteo Campagnoli
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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