Ernesto Treccani - Donna in verde nero giallo e azzurro 70x50
da “L'assaggiatrice”
- Giuseppina Torregrossa
(…)
dire cose di cui potrei
pentirmi. Ma cazzo, possibile che in questo paese pentirsi sia una cosa così
cattiva?
Sbuccio le mele, le
passo al setaccio, ancora non mi sembra possibile che Gaetano non ci sia. Cerco
una spiegazione a quello che mi sta succedendo, frugo tra i ricordi vicini e
lontani, ripenso a quando l’ho incontrato per la prima volta. Non è stato un
amore a prima vista, ce n’è voluto prima che l’uomo inutile, così lo chiamavano
le mie sorelle, riuscisse a interessarmi. Poi all’improvviso mi è sembrato di
impazzire di passione per lui. Lo pensavo sempre, un tarlo nella testa, sentivo
il suo odore sul mio corpo, il suo sapore nella mia bocca, una vera ossessione.
Mia madre mi prendeva
in giro e se la rideva con le mie sorelle, «Zitte, zitte! Sta arrivando
Anciluzza. Povirazza com’è ridotta! E si capisce, di giorno non dorme, di notte
non mangia!». E si passavano il tempo, lei e quelle iene delle mie sorelle. Ma
io per quell’ometto insignificante avevo perso la testa e la tranquillità.
Faccio cuocere a
bagnomaria le mele con lo zucchero. La verità è che ogni tanto a me mi bisogna
d’innamorarmi e il primo che mi viene a tiro lo faccio diventare il Principe
Azzurro. Quella volta toccò a Gaetano.
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