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11 gennaio 2019

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un miope, (1958) – Italo Calvino

Carlo Carrà - La casa rossa
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un miope, (1958) – Italo Calvino


Ma il mondo più nuovo che gli aprivano gli occhiali era quello della notte. La città notturna, già avvolta d'informi nubi di buio e di chiarori colorati, ora rivelava partizioni esatte, rilievi,
prospettive; le luci avevano contorni precisi, le scritte al neon prima immerse in un alone indistinto ora scandivano lettera da lettera. Il bello della notte era però che quel margine d'indeterminatezza che le lenti alla luce del giorno fugavano, qui permaneva: ad Amilcare Carruga veniva il desiderio di mettersi gli occhiali e poi s'accorgeva che li aveva già; il senso della pienezza non pareggiava mai la spinta dell'insoddisfazione; l'oscurità era un terriccio senza fondo in cui egli non era mai stanco di scavare. Di sulle vie, sopra le case pezzate di finestre gialle finalmente quadre, alzava gli occhi verso il cielo stellato: e scopriva che le stelle non erano spiaccicate sul fondo del cielo come uova rotte, ma erano trafitture acutissime di luce che aprivano attorno a sé infinite lontananze.

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