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5 gennaio 2019

Scampagnata – Antonia Pozzi

Ardengo Soffici - Spiaggia del Forte, 1961
Scampagnata – Antonia Pozzi

I
In giardino, un laghetto quasi vero,
con la frangia di salici piangenti.
Noi, tutto il pomeriggio, a schiaffeggiare,
da un fradicio guscetto, l'acqua bassa,
con pazzi strilli di spensieratezza.
Al tramonto, il laghetto insonnolito
a lasciarsi ninnare quietamente
dal gocciolante acciabattio dei remi:
in cielo una diffusa macchia chiara
– l'ultima occhiata languida del sole –
a farci cenno di parlare piano.

II
Non ricordo chi m'abbia offerto i fiori:
credo una ragazzina un po' scontrosa
che aveva delle lunghe trecce, belle.
Io presi il mazzo, silenziosamente:
e d'un subito cadde, a quel contatto
di freschezza recisa, la gaiezza
che tutto il giorno aveva ridacchiato
nel mio quasi fanciullesco cuore.
Guardai ai miei compagni, fissamente;
lo sguardo intorbidato di tristezza.
Mi dicevo che il mio fratello è andato
lontano, senza più fare ritorno:
così, domani, anch'essi se n'andranno,
ciascuno per seguire il suo cammino.
Nascostamente avrei voluto porre
in quelle anime ignare di fanciulli
tutta la gioia che mi è riservata,
perch'essi la ritrovino, da uomini,
quando conosceranno la stanchezza
e piangeranno, soli, nella vita.

III
Accanto a me, al ritorno,
un fascio di serenelle,
abbandonate al vento della macchina in corsa,
a crollare convulsamente le corolle e il fogliame,
come in un riso sfrenato,
sulla mia vana malinconia.

Milano, l° maggio 1929

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