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4 marzo 2019

da “Il racconto dell’ancella” – Margaret Atwood

opera di Kazimir Severinovič Malevič
da “Il racconto dell’ancella” – Margaret Atwood

Ai piedi della scala c'è un attaccapanni-portaombrelli
, di legno ricurvo, lunghe stecche di legno che si curvano delicatamente a formare dei ganci dalla forma di felci che si aprono. Ci sono vari ombrelli lì: nero, per il Comandante, blu, per la Moglie del Comandante, e quello assegnato a me, che è rosso. Lascio l'ombrello rosso dove si trova, perché ho visto dalla fi-nestra che la giornata è serena. Mi chiedo se la Moglie del Comandante sia seduta in salotto o no. Non sempre sta seduta. Talvolta la sento che cammina in su e in giù, un passo pesante e poi uno leggero, e il picchiettio leg-gero del suo bastone sul tappeto rosa polveroso. Cammino lungo il corri-doio, oltrepasso la porta del salotto e quella che immette nella sala da pranzo, apro la porta al termine del corridoio ed entro in cucina. Qui l'odo-re non è più quello di cera per mobili. Rita è in piedi vicino al tavolo di cucina, che ha il ripiano di smalto bianco, scrostato. Ha indosso il solito ve-stito da Marta, verde smorto come il camice di un chirurgo del tempo pre-cedente. L'abito è abbastanza simile al mio per foggia, è lungo e nasconde la forma del corpo, ma sopra ha un grembiulino a pettorina; mancano le a-lette bianche e il velo. Rita si mette il velo per uscire, ma non ha molta importanza che qualcuno veda la faccia di una Marta. Tiene le maniche rimboccate fino al gomito, che le lasciano scoperte le braccia brune. Sta facendo il pane, lavora la pasta, poi la divide e le dà forma.

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