opera di Kazimir Severinovič Malevič
da “Il racconto dell’ancella” – Margaret Atwood
Ai piedi della scala c'è un attaccapanni-portaombrelli ,
di legno ricurvo, lunghe stecche di legno che si curvano delicatamente a
formare dei ganci dalla forma di felci che si aprono. Ci sono vari
ombrelli lì: nero, per il Comandante, blu, per la Moglie del Comandante,
e quello assegnato a me, che è rosso. Lascio l'ombrello rosso dove si
trova, perché ho visto dalla fi-nestra
che la giornata è serena. Mi chiedo se la Moglie del Comandante sia
seduta in salotto o no. Non sempre sta seduta. Talvolta la sento che
cammina in su e in giù, un passo pesante e poi uno leggero, e il
picchiettio leg-gero del suo bastone sul tappeto rosa polveroso. Cammino
lungo il corri-doio, oltrepasso la porta del salotto e quella che
immette nella sala da pranzo, apro la porta al termine del corridoio ed
entro in cucina. Qui l'odo-re non è più quello di cera per mobili. Rita è
in piedi vicino al tavolo di cucina, che ha il ripiano di smalto
bianco, scrostato. Ha indosso il solito ve-stito da Marta, verde smorto
come il camice di un chirurgo del tempo pre-cedente. L'abito è
abbastanza simile al mio per foggia, è lungo e nasconde la forma del
corpo, ma sopra ha un grembiulino a pettorina; mancano le a-lette
bianche e il velo. Rita si mette il velo per uscire, ma non ha molta
importanza che qualcuno veda la faccia di una Marta. Tiene le maniche
rimboccate fino al gomito, che le lasciano scoperte le braccia brune.
Sta facendo il pane, lavora la pasta, poi la divide e le dà forma.
Ai piedi della scala c'è un attaccapanni-portaombrelli
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