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Il nuovo accampamento è un fienile dove dovranno stare pigiati, con il tetto sfondato che lascia piovere dentro. Al mattino ci si semina a prendere il sole per i rododendri del dirupo, ci si corica sugli arbusti brinati è ci si toglie la maglia per cercare i pidocchi. A Pin piace quando Mancino lo manda per faccende nei posti intorno, fino alla fontana a riempire secchi per la marmitta, o per legna fin al bosco bruciato con una piccola accetta, o al ruscello a pescare le piante di crescione con cui il cuoco prepara le sue insalate. Pin canta e guarda il cielo e il mondo puliti del mattino e farfalle montanare dai colori sconosciuti che si librano sui prati. Mancino si spazie ntisce ogni volta perché Pin si fa aspettare mentre il fuoco si spegne o s'appiccica il riso, e lo copre d'improperi in tutte le lingue ogni volta che arriva con la bocca piena di sugo di fragole e gli occhi pieni di svolazzi di farfalle. Allora Pin ritorna il ragazzo lentigginoso di Carrugio Lungo, e pianta baccani che durano ore e che radunano attorno alla cucina gli uomini seminati per i rododendri. Invece, andando al mattino per i sentieri Pin dimentica le strade vecchie dove stagna l'orina dei muli, l'odore di maschio e femmina del letto sfatto di sua sorella, il gusto acre dei grilletti schiacciati e del fumo ch'esce dagli otturatori aperti, il sibilo rosso e rovente delle frustate nell'interrogatorio. Qui Pin ha fatto scoperte colorate e nuove: funghi gialli e marrone che affiorano umidi dal terriccio, ragni rossi su grandissime invisibili reti, leprotti tutti gambe e orecchie che ad un tratto sbucano sul sentiero e spariscono subito a zig zag. Ma basta un richiamo improvvi so e fuggevole e Pin è ripreso dal contagio del peloso e ambiguo carna io del genere umano: ed eccolo a occhi strabuzzati e lentiggini fitte che spia gli accoppiamenti dei grilli, o infilza aghi di pino nelle verruche del dorso di piccoli rospi, o piscia sopra i formicai guardando la terra porosa sfriggere e sfaldarsi e lo sfangare via di centinaia di formiche rosse e nere.
Allora Pin si sente attirato anco ra dal mondo degli uomini, degli uomini incomprensibili con lo sguardo opaco e la bocca umida d'ira. Torna da Mancino allora, da Mancino che ride sempre più agro, e non va mai in azione e resta sempre accanto alle sue marmitte, con il falchetto tarpato eincattivito che starnazza sulla sua spalla.
Ma la cosa più da ammirarsi in Mancino sono i tatuaggi, tatuaggi su tutte le parti del corpo: di farfalle, di velieri, di cuori, di falci e martelli, di madonne. Un giorno Pin l'ha visto mentre stava cacando e gli ha scoperto un tatuaggio su una natica: un uomo in piedi e una donna inginocchiata che s'abbracciano.
Il Cugino è diverso: sembra sempre che si lamenti e che lui solo sappia quanto la guerra sia faticosa. Eppure è sempre in giro da solo col suo mitra e arriva all'accampamento per ripa rtire dopo poche ore sempre a malincuore come fosse obbligato.
Quando c'è da mandare qualcuno in qualche posto, il Dritto guarda in giro e dice: -
Chi vuol andare?
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