20 gennaio 2022

Vagare - e.m.

Vincent van Gogh - Paesaggio autunnale con quattro alberi, 1885, olio su tela
Vagare - e.m.

Vagare
in una dimensione sconosciuta
non importa quanto ha dato o cosa ha preso
inutile è il bilancio di quel che è stato
i ricordi sono ormai nel passato incorruttibile.

Vagare
Quello che conosce è quel che è stato:
un doloroso susseguirsi del falso.
Questo presente non lo vuole
l’ultima estate l’ha già vissuta.


Orme sul viso - e.m.

Orme sul viso - e.m.

Orme sul viso

Tracce nella parola
Segni nell’incedere

Passi lenti
Incerta voce
Dubbio sguardo

Il mostro l’ha baciato

Non si vede il cuore
Non si vede la ferita
Il dolore non si tocca

I fantasmi sono impalpabili

17 gennaio 2022

L’anno buono - Enzo Montano

Michelangelo - Bacco (dettaglio), 1497, marmo, 203 cm, Museo Nazionale del Bargello, Firenze
L’anno buono - Enzo Montano

Buon anno!
Molti ormai gli anni passati 
cominciati col cuore gonfio di speranze, desideri, sogni.
Ogni capodanno un abbraccio con le persone care.
Non ha mai amato i fuochi d’artificio
né mai è stato prodigo di sorrisi o parole scintillanti,
vino rosso e calici imperlati alzati verso il cielo
sono stati i suoi giochi pirotecnici,
gli scoppi multicolori preferisce averli nel cuore.

Felice anno nuovo!
Qualche volta l’ultima mezzanotte 
è stata una festa solitaria
a inseguire miraggi o desideri mai afferrati
consapevole che mai li avrebbe raggiunti.
Raramente ha carpito un sogno,
o forse ha avuto solo l’illusione di farlo,
svanito come un achenio confuso tra le nuvole.
E proprio come i fiori del tarassaco 
gli anni si sono disfatti insieme ai sogni, 
ai desideri, alle speranze.

Auguri per un anno di gioia!
Ogni primo giorno degli anni passati 
ha segnato l’avvio di un cambiamento
o almeno l’idea di volerlo perseguire
volgendo sempre le vele verso nuvole lontane,
traguardi impietosamente impediti 
dall’arrivo dell’ultimo giorno
quando la meta ancora non si scorgeva all’orizzonte.
Ma ogni inizio è stata ancora una promessa 
dell’agognato cambiamento
l’attesa di un Godot arrivato sempre puntuale
seppure mai avvistato e mai compreso
e infatti molto hanno cambiato gli anni
non solo dentro di lui.
Il mutamento lo ha invecchiato, trasfigurato,
quasi lo ha cancellato.

Auguri e prosperità!
Il Tempo ha trasformato il mondo sempre in peggio,
oltre le piccole concessioni quotidiane,
i padroni sono sempre più padroni
gli ultimi sempre più ultimi 
e sempre fastidiosi.
La definizione giusta è “lotta di classe”,
la stessa lotta mai terminata e sempre persa
ma ormai dirlo è pari a un sacrilegio
non si dice, non si deve dire, non si deve disturbare.
Gli ultimi un esercito sempre più numeroso
sempre più cencioso
raccapricciante addirittura
tanto da rinchiuderlo tra muri invalicabili
ché non offuschino i bagliori dell’ipocrisia
del “Buon natale e buone feste”,
delle lucine colorate a intermittenza.

Che i sogni si realizzino!
Alcune volte gli è sembrato perfino di volare dentro il sogno
ma si è trattato solo di sorvolare nuvole rosa
avvolte da spesse coltri di menzogne e tradimenti.
Non ha mai vissuto i mutamenti attesi,
ha lasciato passare i giorni senza dare loro alcun peso,
ha perso il conto delle ferite alle sue spalle,
coltellate inattese inferte con il sorriso
e per questo ancora dolorose.
Mai ha smesso di cercare la sua Isola,
ma mai è riuscito a scorgerla tra le nebbie.
Si è accorto infine
che l’Isola è dentro di noi,
che assume i contorni e la forma che vogliamo darle
e che quell’Isola sempre cercata 
è proprio il nostro ultimo Approdo.

Buon anno!
I cambiamenti lo hanno lentamente trasformato 
pur senza averne mai la consapevolezza,
pur senza mai dare un contorno al Tempo.
Ma questa volta è certificato,
è giunto quest’ultimo nuovo anno
insieme al coro delle frasi fatte
e dei messaggi impersonali inviati nottetempo
all’intera rubrica telefonica:
“che sia un anno di serenità e benessere”,
“auguri di un anno colmo di sogni”,
“tanta felicità e gioia”
“buon anno!”
Sì, Buon anno!
Buon anno come tanti altri anni.
Che sia questo il suo anno buono?
Anco una volta innalzerà il suo bicchiere rosso al sole. 


 

16 gennaio 2022

Nebbia – Enzo Montano

Caspar David Friedrich - Viandantw sul mare di nebbia, 1818, olio ssu tela cm 95×75. Hamburger Kunsthalle, Amburgo

Nebbia – Enzo Montano

Lo spirito / è Vita / Attraversa /
la mia morte / all’infinito / come un fiume /
che non ha paura / di diventare mare
Gregory Corso, versi incisi sulla lapide della sua tomba

Un granello di vita
ogni giorno
giorno dopo giorno
gli scivolava dalle mani
come grano di rosario
bisbigliato nella monotonia
di un giorno tetro.
Quel giorno
dopo l’ennesima conferma
di grani gliene scivolarono parecchi
dalla punta delle dita
e il bicchiere della clessidra
gli apparse ormai svuotato.
Dagli occhi caddero
gli ultimi sogni
ormai sfuocati
ornati da una lacrima
lungo le rughe
lenta come goccia di miele
su un vasetto di vetro.

La nebbia
intorno alle creste dei monti
oltre la vetrata e gli alberi
oltre le vetrine e le luminarie di natale
oltre il paesino e le pale eoliche immobili
oltre le nuvole e i desideri
oltre l’autunno e la tristezza
anche quel giorno
si era quasi dissolta.

Dentro la stanza
il bianco delle lenzuola sopra i letti
e il buio.
Le voci nel corridoio
si facevano lontane
come il tintinnio del carrello delle terapie
e la voce gentile dell’infermiera.

Uno sguardo
ai filari ingialliti di un vigneto
un altro alle automobili
che si perdevano nella nebbia
un ultimo sguardo distratto
al vassoio del pranzo
intatto lì sul tavolo.
“Non ha mangiato niente”
sembrò dire una voce gentile
ma lui già guardava tutto dall’alto
nebbia tra la nebbia:
nuvola che diventa cielo,
fiume che diventa mare.