27 ottobre 2022

Festa 2 - e.m.

Marc Chalmé - Intérieur

Festa - e.m.

2

È l’inizio dell’ultima sera della festa,
la più importante,
quello con i fuochi d’artificio dai mille colori di un attimo. 
Dal computer viene fuori la chitarra di The partisan 
assieme alla voce rauca di Cohen.
Il sole prima del tuffo nel crepuscolo 
allunga le ombre a dismisura.
È già cominciato il continuo andirivieni 
di persone allegre e colorate.
I bambini si fermano davanti alle bancarelle di giocattoli
gli uomini cercano attrezzi per i loro lavoretti fai da te
le donne osservano borsette, bracciali e collanine di corallo
i giovanotti guardano le ragazze
le ragazze guardano i ragazzi.

Due uomini piuttosto avanti con l’età 
e una ragazza dai capelli lunghi e neri 
sono fermi davanti a una bancarella 
a parlare con il venditore di libri usati. 
È lo stesso venditore di tutti gli anni
invecchiato insieme ai tanti libri amati
agli stessi libri che quasi più nessuno compra,
sono le stese pagine dove il venditore 
ha trovato la pace e la serenità 
nei momenti di dolore o di solitudine non voluta
che poi è la più dolorosa forma del dolore.
Sono gli stessi libri densi di sogni 
i medesimi allucinogeni
che tenta vendere agli altri per poche lire.
La ragazza sfoglia un libro di poesie di Rilke
Una rosa sola, è tutte le rose
e quella: l’insostituibile
legge ornando di un sorriso il suo bel viso,
è lei l’insostituibile per qualcuno?
I due anziani ne sfogliano uno con la copertina gialla 
con sopra scritto “Tutte le poesie di Kavafis”.
Chissà se hanno trovato la loro Itaca
o se ancora vagano nel mare aperto.

Il tramonto indora i tetti delle case di luce tenue, 
il sole appeso a un cielo senza nuvole 
è come un quadro di Mirò.
Le luminarie si accendono e si spengono,
sono le prove prima dell’apoteosi delle lucine colorate.
Le luci delle bancarelle illuminano gli oggetti esposti 
in attesa della grande folla, 
dell’esplosione dell’ultima sera della festa, 
del vocio incessante dei festanti,
del desiderio di comprare un ricordo
della voglia di partecipare.

Dal pc adesso Guccini canta Il volo interrotto.
La sua finestra è come la coffa di un veliero
può vedere lo svolgersi della festa quasi nella sua interezza.
Ha sempre amato le bancarelle la vera anima della festa.
Ci sono libri dalle copertine lise, trombette colorate, 
ceramiche di tutte le forme, ventagli giapponesi, 
matrioske russe, oggetti dell’esercito polacco, 
maschere africane, tappeti indiani, collane colorate, 
cataste di giocattoli e montagne di illusioni.
La piazza si riempie di persone variegate 
e si inonda del profumo di torrone,
una ragazza si avvicina al banchetto dello zucchero filato 
afferra un batuffolo candido lo addenta allegramente 
le sue labbra segnano il bianco di rossetto rosso.


 

25 ottobre 2022

Festa 1 - e.m.

René Magritte – La lunette d’approche (Il telescopio), 1963

Festa - e.m.

1
Ha bevuto ancora un bicchiere di vino rosso forte, 
forse il terzo 
o il quarto
o il quinto.
Legge “il Manifesto”,
gli occhiali da vicino 
sovrapposti alla benda bianca sull’occhio
gli conferiscono un aspetto comico e sinistro insieme
ma guardarlo bene si nota serenità dello sguardo
e il sorriso a sottolineare le notizie lette sul giornale:
un ceto politico imbelle senza idee e senza coraggio,
senza dignità.
Posa il quotidiano per accendersi una sigaretta di cannabis,
ha ripreso a fumare dopo venti anni
ma solo per combattere il dolore, 
ne fuma due o tre al giorno;
da qualche tempo ha ripreso a comprare anche le Camel
forse per nostalgia dei tempi lontani.
Rigira il pacchetto tra le mani,
non è più come quello che ricordava,
“Il fumo uccide - smetti subito”
legge sul pacchetto
“Il fumo del tabacco contiene oltre 70 sostanze cancerogene”;
un riso amaro si fa strada a fatica 
sul viso deturpato dal cancro.
Osserva il fumo bianco uscire dalla bocca e dal naso,
“É l’aria che dà forma al fumo 
oppure è il fumo a imprigionare l’aria e darle una forma?”
si chiede. Si guarda intorno nella penombra della stanza,
“É la solitudine che dà forma alla libertà?
e se non c’è libertà senza solitudine tutto il resto è tradimento? 
è finzione? è necessaria allucinazione?
Sono allora i sogni a dare forma ai giorni
e i giorni sono solo frutto dell’immaginazione?”.
Ama il cinema perché sullo schermo vanno in scena i sogni
e lui è un sognatore, un amante delle illusioni,
ancora crede nell’assalto al cielo.

Rincorre i pensieri osservando le lente volute del fumo,
non sa distinguere se i rumori vengono da fuori 
o sono nella sua testa, 
sente poco e anche gli occhi lo hanno tradito.
Si avvicina alla finestra con passi malfermi 
scosta le tenda 
scosta il torpore che l’avvolge
scosta la nebbia dalla mente 
scosta il dolore degli ultimi mesi
scosta l’idea del pensiero corto poiché la prospettiva
ormai gli è negata dai responsi
e sente l’orizzonte farsi sempre più prossimo,
scosta la malinconia degli ultimi anni
scosta le delusioni di una vita intera
scosta il velo che gli offusca la vista
scosta la tenda profumata di bucato
e finalmente attraverso la stanchezza 
vede al di là del vetro nitido 
la festa nella piazza.


 

14 ottobre 2022

Tristezza - e.m.

foto surrealista di Dariusz Klimczack
Tristezza - e.m.

Troppo presto arrivò il giorno dell’addio,
neanche il tempo di assaporarla appieno
la certezza dei rumori, della voce, della presenza.
Svogliato scorre solo il giorno dell’Arrivederci
lento come il rivolo dorato del miele sul vasetto:
una condanna lenta alla malinconia della separazione
prima degli abbracci, delle carezze,
delle inutili raccomandazioni sussurrate.
E poi lo sventolare della mano sul balcone,
lo sguardo fisso alle luci posteriori,
l’ultimo sorriso triste, l’ultimo contatto
prima che l’auto svolti
dietro l’incompiutezza di una casa
assieme agli ultimi giorni dell’estate.

Si compie infine la separazione
rimane una spessa coltre di tristezza silenziosa
dentro la casa e ai giorni. Dentro di me!
Sedimentata con le incrostazioni del tempo
come la lana intorno alla conocchia
di Penelope nelle notti dell’infinita attesa.
Non va via la dolorosa malinconia,
non si cancella lo strazio della lontananza.
Eppure conosco la tristezza degli addii,
ho appreso le separazioni fin da tempi lontani,
ho percorso strade per molti Altrove sconosciuti
so che tutto si ripete, tutto è già stato,
so del ripetuto andirivieni del fuso sul telaio.
Conosco il dolore della separazione,
so dello smarrimento e del silenzio,
e conosco anche la gioia dell’attesa.
Ho imparato a conoscere anche la tristezza di un’altra attesa,
quella a cui nessuno sfugge.
Canti di muse che solo io so ascoltare
perché gioia, tristezza e paura
non hanno note di strumento o voce.

Piove - e.m.

Piove - e.m.

Il tamburellare della pioggia
saluta un giorno grigio.
Dalla finestra una fila di automobili mal parcheggiate
sulla strada e su ipotesi di marciapiedi.
In una pozzanghera si rispecchia la desolazione
o il fascino triste di una periferia
si potrebbe dire.

In altre buche sottolineate dall’acqua 
si riflettono tondini sporgenti da pilastri di cemento
e pareti di mattoni di case incomplete 
da venti anni o forse più
e che mai si completeranno,

È una pioggia triste di un mattino triste
è il tamburellare monotono in un giorno monotono
accompagnato dagli Avion Travel
da millenovecentocinquanta
e dal Volo interrotto proprio come le case e le strade
e i marciapiedi e il paese e il tempo
e i desideri.

Lontana è la pioggia di una primavera lontana
ma pregna di sole e di promesse 
annunciate dal ramo di un limone
spinto dal vento contro il vetro
o dal profumo forte della menta
o dai netti colori degli anemoni
ma forse è solo immaginazione.

Piove  in un mattino senza luce né colori
lontane sono le roventi estati
all’ombra del grande fico
a contare i colori delle libellule
i cocci antichi di vasi colorati
o i gechi sui muri bianchi

Il tamburellare della pioggia infine si fa allegro
non cessa con il passare delle ore
in una bolla di tempo senza luce né profumi
ci si può perdere tra le note di Corelli e la follia.