Maurits Cornelis Escher – Vincolo d'unione, 1956.
Il
suo nome è insonnia – Enzo montano
Ti prende, ti rivolta e ti ribalta,
ti sconvolge e ti rigira;
ti concede solo l’illusione del ritiro
e di nuovo ti solletica, ti provoca
ti irride, ti sbeffeggia, ti canzona,
ti tortura;
il suo velo leggero ti si distende
sopra,
piano poi ti avvolge, ti stringe
lentamente,
ti sfianca e poi ti soffoca senza
darti scampo.
Quando, spossato, il sonno timidamente
Si fa strada con lentezza estrema,
eccola riprendere il sopravvento,
ti urla forte nelle orecchie,
rimbomba nel cervello fino a far
schizzare
le cellule sulle pareti buie,
assieme ai pensieri e le illusioni.
Nel cranio si conficca un chiodo
poi un altro e un altro ancora. Ancora uno
penetra la sommità del capo;
i colpi del suo maglio rimbombano
nella fronte fino alle lacrime,
apre le porte dell’oblio che volevi
chiudere
per sempre, con forza ti conduce lì
dove
il passaggio si fa angusto e i rovi si
accavallano,
ti sanguinano gli zigomi e le narici
fino alle dolorose lacrime rosse.
Non dà scampo il rimbombo del tempo.
Nel mentre l’alba scopre le linee
delle cose, quando la finestra
riprende i suoi contorni al buio,
la dolce tregua consolatrice arriva
ma già il sole pone fine all’agognato
sollievo
mente lei conficca gli stuzzicadenti
acuminati negli occhi del nuovo
giorno.
Il suo nome è insonnia
e porta il tuo stesso nome.