Kazimir Severinovič Malevič - Lady at the Poster Column, 1914
da “Romanzo teatrale” - Michail Bulgakov
Di giorno, mi sforzavo unicamente di sprecare la minore energia possibile nel mio lavoro indesiderato. Lo facevo meccanicamente, in modo da non impegnare la mente. Ogni occasione era buona per svignarmela con la scusa di un’indisposizione. Naturalmente non mi credevano, e la mia vita diventò difficile. Ma sopportavo tutto e poco alla volta mi ci abituai. Come un giovane impaziente aspetta l’ora dell’appuntamento, io aspettavo l’una di
notte. Solo a quell’ora sul maledetto appartamento calava la quiete. Mi sedevo al tavolo… Il gatto, interessato, si accovacciava sui giornali, ma il romanzo lo interessava molto e cercava di trasferirsi dal foglio stampato a quello scritto.
Io lo prendevo per la collottola e lo rimettevo al suo posto.
Una notte alzai la testa e mi meravigliai. La mia nave non volava in nessuna direzione, la casa era al suo posto, ed era completamente chiaro. La lampada non illuminava niente, era disgustosa e irritante. La spensi, e davanti ai miei occhi, nella luce dell’alba, mi apparve la mia stanza ripugnante. Nel cortile asfaltato, con passo felpato e furtivo passeggiavano gatti di tutti i colori. Sul foglio, si poteva distinguere ogni lettera senza l’aiuto della lampadina.
Di giorno, mi sforzavo unicamente di sprecare la minore energia possibile nel mio lavoro indesiderato. Lo facevo meccanicamente, in modo da non impegnare la mente. Ogni occasione era buona per svignarmela con la scusa di un’indisposizione. Naturalmente non mi credevano, e la mia vita diventò difficile. Ma sopportavo tutto e poco alla volta mi ci abituai. Come un giovane impaziente aspetta l’ora dell’appuntamento, io aspettavo l’una di
notte. Solo a quell’ora sul maledetto appartamento calava la quiete. Mi sedevo al tavolo… Il gatto, interessato, si accovacciava sui giornali, ma il romanzo lo interessava molto e cercava di trasferirsi dal foglio stampato a quello scritto.
Io lo prendevo per la collottola e lo rimettevo al suo posto.
Una notte alzai la testa e mi meravigliai. La mia nave non volava in nessuna direzione, la casa era al suo posto, ed era completamente chiaro. La lampada non illuminava niente, era disgustosa e irritante. La spensi, e davanti ai miei occhi, nella luce dell’alba, mi apparve la mia stanza ripugnante. Nel cortile asfaltato, con passo felpato e furtivo passeggiavano gatti di tutti i colori. Sul foglio, si poteva distinguere ogni lettera senza l’aiuto della lampadina.
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